Dopo l'inno al mestiere dell'attore, l'inno al cantante. Rai 1 ha messo in fila due film per la tv che raccontano la storia di due grandi artisti prima del successo definitivo: Nino Manfredi e Andrea Bocelli. Due vite segnate dalla malattia: la tubercolosi e il glaucoma. Ma se nel primo caso, In arte Nino (lunedì 25 settembre), si è trattato soprattutto di una prova d'attore (quella del bravo Elio Germano nei panni di Manfredi), nel secondo ha prevalso la narrazione e il canto dalla viva voce di Bocelli, che all'inizio e alla fine compare anche in immagini di repertorio volutamente in bianco e nero per dare il senso della realtà e distinguerle da quelle a colori della finzione. Del resto La musica del silenzio, titolo del film diretto dal britannico Michael Radford e andato in onda lunedì 2 ottobre, è prima ancora il titolo dell'autobiografia del tenore narrata in terza persona attraverso un ipotetico Amos Bardi. Il film in sé risente di qualche lentezza, oltre che di alcune semplificazioni che diventano inevitabili quando si racconta la vita di personaggi viventi. Ma la storia regge e mostra senza piangersi addosso le dure prove che il giovane Bardi-Bocelli, a partire dalla cecità, ha dovuto superare prima di sostituire Pavarotti nel bellissimo duo del Miserere con Zucchero Fornaciari e vincere il Festival di Sanremo nella categoria delle Nuove proposte avviando una carriera eccezionale che in pochi avevano previsto. Ad eccezione dello zio Giovanni (Ennio Fantastichini nel film) e il maestro di canto, ma anche di vita (Antonio Banderas), a cui si deve il suggerimento della «musica del silenzio» che farà da guida anche nel viaggio interiore di Bocelli (l'Amos interpretato da Toby Sebastian). Notevole il risultato in termini di ascolti con oltre 6 milioni di telespettatori e uno share superiore al 25 per cento. Purtroppo, nella stessa serata, non sono stati pochi nemmeno i telespettatori del Grande fratello vip su Canale 5, che ha messo in scena lo squallido psicodramma del concorrente eliminato per una bestemmia, astutamente annunciato all'interno del Tg5 e poi gestito con l'apparente severità del caso, amplificando e banalizzando al tempo stesso l'episodio con stupide discussioni su cosa sia o non sia bestemmia. Di fronte a questa tv, i film come La musica del silenzio diventano capolavori assoluti.