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Mourinho in ginocchio, finalmente uomo

Italo Cucci venerdì 27 aprile 2012
Il Campionato - che continuo a dir bellissimo per emozioni più che per valori tecnici espressi nella sua fase conclusiva - ha sbagliato a confrontarsi in diretta con la Champions. Rivedo il martedì “misto”: Atalanta-Chievo e Cagliari-Catania il pomeriggio - quasi una merenda - con le loro piccole sdrucite storie di modestissimo cabotaggio nelle quali s'è fatto coinvolgere anche l'astro nascente Vincenzo Montella; e Barcellona-Chelsea la sera, cenone e grande kermesse tattico/eroica nel teatrone del Camp Nou; e mercoledì, idem cum patatis: anche il patetico duello a distanza fra Juve e Milan, consumato ai danni di due squadre, Cesena e Genoa, sbaraccate da dirigenti a dir poco avventurosi, è parso recita da filodrammatici rispetto alla poderosa messa in scena del Bernabeu dove c'è stato spreco di dramatis personae, di grandi protagonisti proiettati dal teleschermo al salotto di casa: Jupp Heynckes, quasi un generale della Wehrmacht tornato dalla riserva in prima linea, Cristiano Ronaldo, tiratore da mezzanotte di fuoco steso all'ultimo colpo, Bastian Schweinsteiger, icona dello Sturm und Drang riesumato dalla Banda Robben. E Mourinho, come sempre Specialone. La sua immagine di condottiero in ginocchio all'ora dei rigori - più in preghiera che in débacle - è per la storia del calcio, comunque una resa non alla fatalità dei penalty, impropriamente ribattezzati “lotteria”, ma alla superiorità tecnica degli avversari. Nell'euforia devastante delle due finali (altro che semifinali: la sfida decisiva dell'Allianz Arena fra Bayern e Chelsea non sarà altrettanto maestosa e calcisticamente significativa) si son persi di vista alcuni importanti dettagli per cui tutto è diventato “sorprendente”, a cominciare dal Chelsea per finire con il Bayern. Nel mio piccolo - mi si consenta la civetteria - ho ricavato dalla mia esperienza il pronostico favorevole che ho dedicato pubblicamente alle due “impreviste” finaliste, non da mago ma da esperto. Il Chelsea ha confermato il valore ormai secolare della scuola italiana, fucina di tatticismi scaltri che Viani e Brera tradussero in Catenaccio esecrabile: il Verroux di Monsieur Rappan sarebbe stato più digeribile; il Bayern ha rispolverato dopo alcune umiliazioni (la finale di Champions perduta due stagioni fa e il Mondiale ceduto all'Italia nel 2006) l'antico spirito teutonico, classe e agonismo, forza fisica e brio acquisito per grazia di Robben e Gomez: questo è calcio, il resto è teatro. E lo segnalo a chi vorrebbe portare in Italia Guardiola e Villas Boas (dopo Luis Enrique). Si salva Mourinho. In ginocchio, finalmente uomo.