Moulu e Willaert, geni della polifonia Con loro il '500 si fa più armonioso
Lungo questo solco si muovono due pregevoli progetti discografici firmati dall'etichetta Hyperion (distribuita da Sound and Music) realizzati da due giovani compagini corali che si sono ormai affermate tra le più autorevoli per la profonda serietà del lavoro di ricerca musicologica e per gli ottimi risultati in campo interpretativo.
Quella che Stephen Rice e il Brabant Ensemble hanno dedicato all'opera del fiammingo Pierre Moulu (ca.1484-ca.1550) è l'ultima di una magistrale serie di registrazioni (già precedentemente riservate ai lavori di Crecquillon, Phinot, Gombert, Manchicourt e Morales) che sta facendo scoprire all'appassionato pagine d'arte indimenticabili che testimoniano del mirabile incontro tra pratica e teoria, della sintesi fulminante tra speculazione dell'intelletto e forza espressiva del testo liturgico (come risulta nei labirintici passaggi della Missa "Alma redemptoris mater" o nell'atmosfera eterea e sognante del responsorio In pace).
Al più conosciuto e frequentato Adrian Willaert (ca.1490-1562), che ha ricoperto per 35 anni la prestigiosa carica di maestro di cappella presso la Basilica di San Marco a Venezia, è invece destinato il disco inciso dall'ensemble Cinquecento, che è andato a incorniciare la Missa "Mente tota" con un quintetto di mottetti di grande suggestione, sopra i quali spicca l'intenso e solenne Verbum bonum et suave; opere che fanno risaltare tutta la sapienza costruttiva di uno stile compositivo assolutamente impeccabile, in cui convivono un solido impianto architettonico e una cura minuziosa del dettaglio, ma il cui principale punto di forza è la bellezza pura del canto.