C'è un confine da non varcare mai quando la cronaca entra in collisione con un suicidio (fino a ieri solo presunto, ma gli indizi sono rimarchevoli), soprattutto di un ragazzo, Ale, di 13 anni appena. Un confine che non è reticenza ma pudore, nella consapevolezza che nel mistero dell'anima altrui è bene non frugare mai. Un confine che si dà Fulvio Bufi (“Corriere”, 7/9) quando, chiudendo la sua cronaca da Gragnano, riferisce del messaggio inviato da Ale alla fidanzatina, in cui tra tante cose c'è anche «una commovente raccomandazione troppo privata per essere raccontata qui». Un caso di bullismo particolarmente raffinato? «Ale, insulti e minacce dietro la morte. L'ex fidanzatina non accettava l'addio» (“Stampa”, 7/9); Antonio E. Pedimonte non esita a scrivere di «terrorismo psicologico». I parenti si fanno complici: «Tra i sei ragazzi coinvolti nell'inchiesta il legame familiare è strettissimo» (“Corriere”, 7/9). Si cercano delle spiegazioni, ad esempio interpellando uno psicoterapeuta come Matteo Lancini (“Stampa”, 7/9): «C'è un'idea dell'amore che non è più romantico ma narcisista e quindi quando non vivi più nella mente dell'altro è come se la vita perdesse senso e significato a favore del prevalere di aspetti distruttivi che vengono riversati (...) verso di sé o verso l'altro». Chi prova a spiegare e chi si affretta a tranciare giudizi, come Antonino Briguglio, ufficiale della Scuola ufficiali dei Carabinieri che sentenzia: «Se cresci conigli, non avrai leoni» (“Giornale”, 6/9). Ovviamente, «l'Arma si dissocia» ma il sospetto fondato è che non sia il pensiero di pochi. Sulla “Stampa” (6/9) Gianluca Nicoletti invita a non sottovalutare la cosa. La sua conclusione: «L'idea belluina e arcaica della giustificazione di chi soverchia, adducendo la colpa di un comportamento passivo della vittima, fa parte probabilmente di una parte retrograda del nostro patrimonio genetico». Si dice preoccupato, Nicoletti, del «consenso, diffuso e fomentato, che sembrerebbe premiare il recupero di una virile postura di rivolta contro il mondo moderno. È proprio in questa ubriacatura generale di una vittoria imminente della stirpe dei forti, puri e impavidi che Briguglio ha pubblicamente osato scrivere quello che pensava». Quello sciagurato ufficiale potrebbe non essere una voce solitaria.