Morire ancora in Sahel di dolore o di vergogna
Il sistema scolastico nigerino e l'intera società sono stati sconvolti dall'uccisione, all'arma bianca, di un insegnante da parte di uno dei suoi alunni. Un ragazzo neppure quindicenne, alla fine del ciclo di formazione primaria, rivela in modo drammatico lo stato di violenza strutturale della scuola nigerina. Questa violenza si chiama esclusione, impreparazione, commercio educativo, estroversione valoriale, isolamento dalla vita reale della società, assenteismo persino proverbiale dei genitori e liquidazione vocazionale degli insegnanti. Da morire di vergogna.
Come in altre aree del Sahel, il Niger bagna una terra immersa in un clima quotidiano di violenza. Non passa giorno che non piovano comunicati di attacchi contro i militari, i civili e i beni primari della gente comune. La parola che riassume tutto ciò sarebbe “desolazione”, che evidentemente tocca anche e soprattutto gli scolari e gli studenti delle zone rurali, i più poveri, mentre le scuole dei ricchi possono continuare, ben difese, a svolgere i lori compiti in città. Una violenza capillare che chiude per sempre il futuro di migliaia di bambini. Da morire di vergogna.
Nel vicino Burkina Faso, a causa degli attacchi dei gruppi armati terroristi, si registrano 3.280 scuole chiuse e questo implica la diserzione scolastica di 511.221 allievi e di 14 901 insegnanti. Nel Mali, per lo stesso motivo, sono 150.000 i giovani e bambini estromessi dal processo scolastico. Nel Niger le scuole chiuse, non lontano dalla capitale Niamey, sono 791 e gli scolari estromessi dalla scuola 63.306 di cui circa la metà sono ragazze. Nel Sahel circa 11 milioni le persone hanno bisogno di assistenza alimentare. Da morire di dolore.
Nel Niger le cifre della fragilità alimentare sono ricorrenti e variano secondo il momento e le fonti. C'è chi parla di 4 milioni e mezzo di persone in insufficienza alimentare e due milioni e mezzo in quasi-carestia. Altrove e in altri momenti, a partire da molto poco, c'è chi ha moltiplicato i pani perché tutti fossero sazi. Per questo e altro ha ragione un poeta dell'Uruguay, Mario Benedetti. Una cosa è morire di dolore e l'altra è morire di vergogna. Lo scrisse a suo figlio, ricordandogli che è meglio piangere che tradirsi.
Festa del Corpus Domini, giugno 2022