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Moratti e l'estate del serpente di mare

Italo Cucci venerdì 24 giugno 2011
Non c'è estate che non si parli di lui: lo definirei un Serpente di Mare ad honorem. Non senza avere spiegato, prima, che nel gergo giornalistico il mitico rettile significa semplicemente notizia tanto clamorosa quanto falsa. Il Serpente di Mare 2011 (come negli anni precedenti, almeno dall'estate del 2004) è Fabio Capello, che molti dicono friulano, isontino, bisiaco, e invece è soprattutto l'assoluto Indipendente. Da tutto: anche dalle origini che l'accomunano - metro più metro meno - a Del Neri, Reja, e anche Zoff il quale peraltro è un autentico friulano per silenzi, sorrisi, bicchieri e operosità. È talmente indipendente, Fabio, che lo ritengono addirittura superiore ai contratti. E invece lui li rispetta, perché è un borghese gentiluomo figlio di un onesto soldato italiano finito nei campi di concentramento tedesco e dunque sa cos'è l'onore, quella fastidiosa virtù ridicolizzata in molto disonorevoli tempi da poco onorevoli uomini di sport. Anche nel 2004 non fu Fabio a fuggire da Roma nottetempo, come una spia. In realtà accettò l'invito clamoroso della Juve mentre Sensi stava per comunicargli - tafazzianamente felice - l'allontanamento dalla Roma. Fabio è anche il più vincente dei tecnici italiani, il che non piace alla maggior parte dei critici: questi non gli perdonano l'ironico commento alle loro elucubrazioni tattiche, «io sono per la formula 9-1», massimo apprezzamento per il Gioco all'Italiana, contropiede e catenaccio compresi. Fabio viene licenziato dai media nazionali e esteri almeno una volta al mese, costantemente accompagnato da commenti pseudoironici che malcelano il fastidio degli scribi italiani verso l'Antipatico Vincitore piuttosto che dalle grossolane offese dei mediapop inglesi, ultima frontiera del gossip cialtrone e truculento. Invece è sempre lì, alla guida di una delle più gloriose nazionali del mondo, così diverso dal baronetto Alph Ramsey, così simile - piuttosto - a sir Alex Ferguson, sì, quel signore dall'aria bonacciona che una decina d'anni fa, inferocito, scagliò una scarpetta in faccia a Beckham. Capello fece di meglio, con ruvidezza tutta sua, ai tempi del Real: disse alla mitica coppia Beckham che i viaggi a Parigi e Londra e Montecarlo li avrebbe scontati lui, sulla panchina che a Madrid è peggio degli arresti domiciliari. E ne venne fuori il miglior Beckham di Spagna e Fabio con il secondo successo. Capello è oggetto di strali velenosi in autunno, inverno e primavera, le tre stagioni che piacciono soprattutto agli inglesi odiatori degli italiani solari. Poi vien l'estate, Fabio scappa a Marbella e a Pantelleria, gli albionici son più sereni mentre in Italia esplode la Capellomania. Pensate, l'han proposto anche alla Roma e alla Juve. Per scherzare l'hanno appioppato per l'ottava volta all'Inter ed ecco subito Massimo Moratti, detto anche la Bocca della Verità, ammettere «sì, l'abbiamo cercato ma la Federcalcio inglese ha detto no». «Mi hanno detto di no» è una canzone che quasi per scherzo ho scritto per l'ugola d'oro di Robertino, quarant'anni fa, sto cercando il (rarissimo) disco per regalarlo al buon Massimo che, difetti a parte, resta ancora il più sportivo dei presidenti, uno che s'innamora per la prima volta nella vita e vien tradito. Da Mourinho, voglio dire. Uno che detesta Capello ma siccome vuole un'Inter vincente s'umilia a cercarlo. Diceva l'altro giorno uno di quelli specializzati nello psicocalcio: «La federazione inglese non vede l'ora che qualcuno glielo chieda per allontanarlo festosamente». Balle. Anche il Capello detestato dai suoi padroni (?) è una balla, un Serpente di Mare. L'uomo felice è lui, proprio perché l'Inghilterra gli ha impedito di correre il rischio nerazzurro. E adesso è in vacanza, una vacanza speciale, da nonno. Il nipotino appena nato immagino sia milanista. O no?