Ci sono diversi modi di fare cronaca e, al solito, c'è chi valuta gli avvenimenti in base solo alla loro "vendibilità". Il caso più chiassoso delle scorse settimane, per diversi giornali è stato quello di Harvey Weinstein, grande imprenditore cinematografico hollywoodiano, del quale si è improvvisamente scoperto il vizio di costringere le sue giovani attrici a soddisfare certe sue richieste. Abbiamo scritto "chiassoso" per come l'hanno trattato alcuni giornali. In realtà si tratta di costrizioni che avvenivano con le buone o con le cattive, pena la violenza fisica (l'abuso) e quella economica: il no alla seconda costava la perdita dei ruoli di protagonista. Così le sue vittime erano molto spesso forzate consenzienti. Nel mondo di Hollywood, insomma, si dice quasi sempre sì e da noi, su certi quotidiani si prendono quei sì piuttosto alla leggera. Viene alla memoria quella ragazza delle Paludi Pontine – una bambina di neanche 12 anni, Maria Goretti – che davanti non a un portafogli ma al coltello che la uccise (1902), disse un categorico no (ma nessuno ora l'ha ricordata). Le cronache hanno occupato anche pagine intere con abbondanza di fotografie: nomi e visi sorridenti di attrici che sembravano soddisfatte di ciò che avevano subìto o accettato di fare e la faccia ridente del Re Mida di Hollywood, come lo chiamano a San Francisco. Su questi costumi della "dorata Hollywood" presi dai più con molta leggerezza, i giornali hanno riportato anche citazioni di proposte e di risposte (tutte "storiche"). Dunque nessun approfondimento morale sulla condizione delle donne, neppure dal mondo del femminismo, se si esclude Il Fatto Quotidiano. Il quale su queste brutte storie ha chiamato in causa (venerdì 3) il «Vaso di pandoro» che, invece di versare sulla terra tutti i mali come fece Pandora, la prima figura femminile della mitologia greca, grazie al Fatto sembra volersi addolcire la bocca e addolcire anche i lettori con il buonissimo e noto dolce veronese.
PAURA DEL MARMO
In Francia, cioè nel suo Paese di origine, la laicïté (in italiano "laicismo") è attiva fino al ridicolo. A Ploërmen, borgo di diecimila abitanti in Bretagna, il Comune (oltre ad Avvenire, ne riferisce Il Foglio) aveva costruito, un anno dopo la morte di papa Giovanni Paolo II, un arco marmoreo al cui centro una statua celebrava il Pontefice e sulla cima aveva una croce. Un comitato laicista locale ne ha chiesto la demolizione, ma dal tribunale ha ottenuto che solo la croce fosse tolta, perché una legge vieta «in luogo pubblico segni o emblemi religiosi». Il Papa, che non è emblema né segno come i giudici hanno sentenziato, ha potuto restare in statua, ma è evidente che i laicisti hanno paura anche del marmo.
«SENTIMENTI»
Libero scrive (martedì 31) che «l'antirazzismo fa sentire intelligenti molti imbecilli». Non parla degli effetti del razzismo: è noto, però, che impedisce loro di sentire che cosa sono.