Mocellini, preghiera umiltà paterna misericordia
L'altro ieri papa Francesco ha fatto elogio appassionato della “prostrazione adorante”… Così per me 6 estati bellissime (1950 - 1955). Tra tante cose ricordo che lui volle ospitare monsignor Edoardo Mason, leggendario vescovo missionario, per l'ordinazione del primo prete del Sudan, don Ireneo Dud, futuro vescovo anche lui…Torno a Mocellini: nell'estate del 1955 ero con lui a Castel Tesino e una mattina suonò il campanello. Andai ad aprire: sotto la pioggia un “fratone” con barba e ombrello. Lo lasciai lì e chiamai l'arciprete, che subito si inginocchiò: il fratone era il vescovo di Padova, Gerolamo Bortignon, cappuccino, con l'annuncio papale della nomina di Mocellini vescovo a Comacchio. Per anni a Montagnana ricordo e anche nostalgia della sua guida: non c'era più Mocellini, e alcune vicende furono burrascose…Poi certamente ci ha pensato il tempo, e lo Spirito Santo. Dunque lui vescovo a Comacchio: altre estati con lui, in quel paesone con canali maleodoranti - allora - e in un luogo dove per la situazione politica e ideologica era duro fare il prete: figurarsi il vescovo! Sempre uguale, sempre cordiale, sempre paterno anche con i cosiddetti “lontani”, tanti da quelle parti in cui anarchia tradizionale atea e comunismo politico rozzo e spesso selvaggio erano un baluardo contro preti e Chiesa. I giovani erano da cercare uno ad uno, non parliamo poi di vocazioni, lì già rare, e si doveva vincere sempre la diffidenza generata da una mentalità che vedeva Chiesa e politica unite anche dove e quando non lo erano…All'inizio lui ebbe qualche problema con il rettore del Seminario e vicario generale, Luigi Carli, ma lo volle vescovo e quindi in Concilio dove fu tra i tradizionalisti più attivi…Torno a Mocellini: a Comacchio la sua voce tonante nella predicazione spesso risuonava nel Duomo mezzo vuoto, mentre in quello di Montagnana la folla era stata sempre traboccante. Eppure mai lo ho sentito lamentarsi o accusare qualcuno. Partecipò a tutte le sessioni del Concilio. Dopo una decina d'anni Paolo VI lo mandò ad Adria e Rovigo. Ormai ci vedevamo poco. Ricordo a gennaio del 1966 un viaggio in auto da Roma a Comacchio che al ritorno finì sotto una tempesta di neve… A lungo restammo in contatto, grato e filiale da parte mia, paterno e talora invitante alla prudenza, e magari al buon senso da parte sua. Un uomo, un prete, un vescovo, un “padre” nel ricordo e nella gratitudine. So che in seguito gli ho anche dato anche qualche sofferenza, ma nella contabilità del Signore tutto serve. Mi ha dato molto, gli ho restituito troppo poco, e forse il contrario…I conti alla fine li salderà la Misericordia. Nella luce di Montagnana, della sua gente e della compagnia di quella “prostrazione adorante”, la memoria resta grata per sempre.