Missionari digitali. Don Fiscer, seminatore di contenuti tra consapevolezza e ironia
Non è solo per “par condicio” che, dopo la missione digitale di un prete dee-jay portoghese, Guilherme Peixoto, passo a narrare quella di un prete ex dee-jay italiano, Roberto Fiscer. Genovese, 48 anni, ordinato nel 2006, parroco della Santissima Annunziata del Chiappeto nel quartiere Borgoratti, Fiscer è certamente, tra i preti italiani attivi sui social media, uno dei più popolari, anche al di fuori della comunicazione ecclesiale: è di questi giorni la notizia, riportata dal “Secolo XIX”, che nei presepi proposti dai pastorai napoletani quest’anno compare anche la sua statuetta.
Roberto Fiscer - .
I numeri dei suoi account sono decisamente significativi, e in continua crescita. A oggi i follower sono oltre 700mila su TikTok e oltre 200mila su Instagram. Ma don Fiscer comunica anche in altri modi: è una sua invenzione la “Radio fra le note”, nata in parrocchia e dal 2018 divenuta una APS presso l’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, da dove trasmette ogni giorno coinvolgendo volontari e pazienti; è prodotto dalla radio ma ha vita a sé “Strade dorate”, il video settimanale pubblicato sul canale YouTube del settimanale diocesano “Il Cittadino” in cui egli presenta “per i ragazzi” il Vangelo della domenica.
Un’occhiata ai post mi rivela don Fiscer come un inesauribile creatore di contenuti, nei quali i bambini e i ragazzi sono i destinatari ma anche i protagonisti e dove la musica è una chiave importante. Abbondano balletti e parodie che scherzano sulla vita pastorale, spessi girati in chiesa, brevi e divertenti. Lui si presenta con il berretto con la visiera dietro sui capelli lunghi (ma sono stati anche corti), la talare o il clergyman, gli occhiali, la barba e, se è in radio, la cuffia. La mimica facciale è espressiva. Scherza con una coreografia di “Quando quando quando” rivolta al «compagno di catechismo che non vediamo da settembre», ma si fa anche molto serio se, dal Gaslini, canta “Due vite” insieme a una ragazzina in terapia.
Leggendo le interviste del 2023, in coincidenza con l’uscita, da Piemme, del libro dal titolo vascorossiano “Vita spiricolata. La mia fede tra le note”, comprendo meglio in quale punto dell’incrocio tra social ed evangelizzazione don Roberto Fiscer si colloca. Dialogando con Valeria Vantaggi di “Vanity Fair” dice che «gli adulti che hanno a cuore i ragazzi, come gli educatori e i catechisti», riconoscono che il suo linguaggio «lega i giovani», li fa sentire capiti, «rispecchia la loro anima». E dei tanti follower afferma che «non sono quelli che fanno la differenza», ma il rapporto personale che ne nasce.
Anche a Valentina Bocchino di “Genova Today” don Fiscer si racconta come il seminatore che «non guarda subito cosa succede», pur confermando di avere riscontri in almeno un caso su dieci. È consapevole che TikTok «non è l’ambiente giusto» per «fare contenuti troppo seri o lunghi», ma ritiene che partendo dall’ironia si possa anche raggiungere l’empatia. E infine si augura la nascita di «una rete di creator cristiani per diffondere messaggi positivi, avvicinando le persone alla fede»: un «arrivare agli altri» che, dice, è a ben vedere l’obiettivo di tutti i sacerdoti.