Missionari digitali. La missione “sui generis” di un prete dee-jay
Guilherme Peixoto
Si può annoverare tra i missionari digitali padre Guilherme Peixoto, portoghese, 50 anni, «artista - prete cattolico - cappellano militare» secondo le carte d’identità autocompilate sui suoi social, reso popolarissimo dalla performance mattutina come dee-jay (ovvero disk jockey, come si diceva una volta) eseguita alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona 2023?
Guilherme Peixoto - .
Prima di azzardare una risposta, conviene mettere a fuoco qualche dato in più sulla sua storia. In un’intervista del luglio scorso a “Dj Mag Italia”, firmata Dan Mc Sword e realizzata mentre il «prete dee-jay» si esibiva in Italia, racconta come in lui la vocazione al presbiterato e la passione per la musica elettronica siano cresciute in parallelo, anche quando ritenne che la prima non avrebbe lasciato spazio alla seconda. Spinto da un periodo trascorso in Afghanistan al seguito delle truppe NATO ha cercato di «mettere a fuoco una musica» in cui potesse identificarsi. Durante il lockdown si è dedicato «agli streaming da condividere in rete» puntando con successo «sulla techno»: deciso a «conciliare questo genere con i messaggi spirituali» che voleva diffondere, ha infine trovato «nella melodic techno il sound più adatto».
Dunque potremmo assimilare Peixoto agli altri artisti della «christian music», che cioè comunicano «messaggi spirituali» ispirati al Vangelo attraverso il linguaggio della musica. Quello che egli ha scelto può apparire un genere musicale difficile da coniugare con quelli finora praticati dalla Chiesa, ma egli ci prova: nei suoi set, prosegue l’articolo di “Dj Mag”, «alterna techno a grandi classici non scelti a caso come ‘Music is the answer’ di Danny Tenaglia» e, come alla GMG, “Jerusalema” e “The Nights” di Avicii, insieme a «frasi di papa Francesco e di papa Giovanni Paolo II, sconfinando anche fuori dalla dance quando propone in alcuni momenti Luciano Pavarotti o Bob Dylan».
Egli comunque non va in pubblico solamente quando si esibisce nelle grandi piazze (per inciso: sono 44 le date del suo “Hope Tour” 2024). È assai seguito anche attraverso gli account a lui intitolati sui social media: Instagram (1 milione di follower), TikTok (730mila), Facebook (244mila) e naturalmente Spotify e le altre piattaforme di ascolto. Immagini e video postati documentano i suoi concerti, dove non mancano certo anche visivamente i simboli cristiani e il cui impatto non può non lasciare impressionati; ma talora parla anche dei suoi progetti: attualmente nel suo orizzonte, di artista ma anche di pastore, c’è il Giubileo del prossimo anno.
Si aggiunga che, oltre al legame con la musica, lo accomuna a molti altri missionari digitali anche la presa delle immagini che lo ritraggono: il volto sorridente incorniciato dagli occhialini tondi, un impeccabile clergyman nero, le cuffie (accreditate di una benedizione papale, nel 2019) che non stanno mai ferme sul capo completamente calvo, il movimento delle mani con il quale, dietro alla console, accompagna le musiche che propone.