Un debutto, e che debutto! La Missa Cellensis può essere considerata a tutti gli effetti la prima opera sacra di largo respiro firmata da Franz Joseph Haydn (1732-1809), agli inizi di una carriera che non si fatica a prevedere in ascesa. Sotto il buon auspicio di una stella luminosa – e la protezione della Madonna – questo lavoro vede la luce con ogni probabilità intorno al 1776, dopo la nomina a Maestro di cappella presso la Corte della famiglia Esterhàzy. Il titolo per esteso recita Missa Cellensis in honorem Beatissimae Virginis Mariae, dove “Cellensis” fa riferimento a Cella, città della Stiria dove si trova il Santuario di Mariazell, meta prediletta di pellegrinaggi dall'intera regione a cui pare abbia partecipato lo stesso Haydn, cattolico devoto la cui fede, come riferisce il suo primo biografo Georg August Griesinger, «non fu demoralizzata o penitente, ma piuttosto sorridente, riconciliatoria, credente; e la sua musica sacra rivela questo carattere». Ed è proprio alla concezione della Messa come grande festa sonora che si rifanno le forze del RIAS Kammerchor e l'orchestra dell'Akademie für Alte Musik Berlin dirette da Justin Doyle, in una interpretazione che nelle ampie dimensioni della Cellensis trova il giusto equilibrio per offrire un approccio organico che tenga in debito conto la varietà espressiva della partitura, tra le cinque sezioni dell'Ordinarium e tra i diversi brani che le compongono. A partire dall'attacco celestiale del coro nel Kyrie iniziale (e nella poderosa ripresa con la doppia fuga), passando per i sette variopinti pannelli che scandiscono il monumentale Gloria (con lo scenografico “Qui tollis”), per arrivare all'afflato mistico dell'“Et incarnatus” al cuore del Credo, con il recitativo e l'aria solistica del tenore che sfociano nel terzetto dove vengono descritti i quadri della Passione e Morte del Salvatore: mirabile gioiello musicale e spirituale che proclama a gran voce le ambizioni artistiche e l'originale impronta compositiva di Haydn.
Haydn
Missa Cellensis
RIAS Kammerchor, Akademie für Alte Musik Berlin, Justin Doyle
Harmonia Mundi. Euro 20.00