L'amore per la geologia ha spinto Julien a viaggiare troppo e a trascurare la famiglia per il lavoro. Le sue continue assenze da casa hanno causato, già da qualche anno, la fine del suo matrimonio. Durante una sosta in Francia, l'uomo scopre un messaggio della sua ex moglie sulla segreteria telefonica: il loro bambino di sette anni è scomparso durante una gita in montagna con la scuola. L'uomo si mette così alla ricerca del piccolo senza l'aiuto delle forze dell'ordine, ritrovandosi a percorrere sentieri assai oscuri e inattesi. In Mio figlio il regista Christian Carion ha scelto di affidarsi all'istinto di Guillaume Canet che, senza l'aiuto di una sceneggiatura e in soli sei giorni di riprese, ha delineato il ritratto di un uomo sempre più angosciato e fuori controllo, alle prese con la più grande paura di ogni genitore. L'attore dunque improvvisa in ogni scena scoprendo giorno per giorno il proprio personaggio, il suo destino, le nuove sfide, e accettando di mettere in gioco tutte le emozioni più personali profonde. Non tutti i nodi vengono al pettine e alcuni snodi narrativi restano piuttosto enigmatici, a dimostrazione di quanto al regista stia più a cuore il metodo e la voglia di sperimentare sul set che la compiutezza del plot. (A. De Lu.)