Ministri anglicani sulla soglia del Fondo
L'attuazione dell'Intesa è tuttavia condizionata all'esame del nostro Parlamento che deve recepire con legge ordinaria il testo convenuto. Si tratta di una procedura formale, che non prevede modifiche a quanto concordato, ma necessaria per l'applicazione dell'accordo negli ambiti sociali e religiosi interessati (istruzione religiosa, matrimoni, sepolture ecc.). Ma le vicende e i tempi parlamentari, imprevedibili, potranno allungare anche di diversi mesi la conclusione del procedimento, come avvenuto per altre precedenti Intese. Anche la tutela Inps per i ministri anglicani deve quindi attendere la nuova legge. Al culto anglicano provvedono presbiteri, cappellani e diaconi, inseriti in Cappellanie e Congregazioni secondo l'organizzazione interna alla "Chiesa d'Inghilterra".
Nel suo complesso, contenuti e particolarità, la nuova Intesa non si discosta dagli accordi costituzionali già stipulati con altre confessioni. Offre invece spunto per una considerazione critica la disposizione che stabilisce per i ministri anglicani «il versamento dei contributi assistenziali e previdenziali previsti dalle leggi vigenti» (art 16). Questa terminologia, che fa riferimento a una generica osservanza degli obblighi con la previdenza, offre invece spazio per l'iscrizione ad assicurazioni diverse dal Fondo Clero, creando disparità di trattamento con i ministri invece obbligati al Fondo.
Si tratta di un'ambigua disposizione (che trova un precedente in un'altra Intesa) sulla quale ha giocato anche la formazione della Commissione governativa che accompagna l'istruttoria di questi accordi, composta dai rappresentanti di diversi Ministeri (Economia, Interno, Giustizia, Salute, Istruzione, Beni culturali, Difesa) ma non del Ministero del lavoro non essendo prevista la sua partecipazione. L'assenza del Lavoro ha consentito che in altre Intese i rispettivi ministri abbiano solo la "facoltà" di iscriversi al Fondo Clero, con gli intuibili vantaggi.