«Mamma ho sognato che bussavi alla mia porta, e per la prima volta sentivo che sentivi che non siamo uguali...» Già: neppure quello di figlio e di figlia, in fondo, è un mestiere facile. All'inizio può sembrarlo, specie negli inconsapevoli giorni bambini «dove d'estate il cielo diventava mare, con le bambole ascoltavo le fiabe che raccontavi, e mi addormentavo... senza sapere di essere felice». Poi la figlia, ormai cresciuta, inizia a volare e i rapporti all'improvviso si fanno più radi, a volte dolorosi, fragilissimi. «A sedici anni sono cambiata, è finita lì la nostra confidenza, quel parlare che era un grande aiuto... Mi nascosi in una gelida impazienza, passavo tutto il tempo fuori casa, mi vergognavo di essere tua figlia...» La tanto vituperata canzonetta può però osare anche il canto di questi sbagli, e una star può anzi riscattarli scegliendo di dar loro voce. Come fece Laura Pausini nel '96, donando ai suoi giovanissimi fan memoria dell'atto di coraggio più grande che un figlio possa dedicare a un genitore: capirne l'umanità. Sino a osare un Mi dispiace come titolo della canzone. «Non è vero che di te io mi vergogno, la mia anima lo sento ti assomiglia! Ti voglio bene, mamma: scrivimi... Tua figlia».