Meridiana da taschino una «gloria» campana
In epoca greca e romana, le meridiane fisse erano molto diffuse, ma di quelle portatili solo circa 25 sono giunte fino a noi, dice Alexander Jones, storico della scienza all'Institute for the Study of the Ancient World della New York University. Di quella ritrovata a Ercolano non si conosce la data precisa, ma è di sicuro una delle due più antiche rimaste, se non la più antica. A riprodurre l'oggetto con la stampante 3D per studiarlo è stato Christopher Parslow, classicista e archeologo della Wesleyan University di Middletown, nel Connecticut.
In teoria l'orologio è progettato per indicare le mezze ore e perfino i quarti d'ora: ma tende a oscillare con il vento, ed è «così piccolo e così difficile da tener fermo che una tale accuratezza si rivela più ideale che pratica», spiega Parslow. C'è da dire che i Romani non avevano poi tanto bisogno di conoscere l'ora con alta precisione: probabilmente l'orologio era una sorta di status symbol, sostiene Jones, «come certi costosissimi orologi da polso moderni».