Mercenari, mercanti e militanti nel Sahel
In ambito educativo i mercenari costituiscono l'assoluta garanzia di continuità di un sistema che alla fine non cerca altro che di riprodurre se stesso. Nell'orbita religiosa, considerata come una delle espressioni dell'assoluto
divino, questa categoria di persone trova il proprio spazio di manovra e di rilevanza. Sfruttando l'umana fragilità, lo sradicamento sociale, la perdita di riferimenti etici e la globalizzazione della miseria, crescono i mercenari di consolazione, successo, prestigio e progresso sociale. Si fanno un nome, una carriera e un futuro. I mercenari si trovano anche nelle relazioni umane, spesso rivestite di un'aura di quasi sacralità, come la famiglia, le amicizie e le relazioni intime di cui la prostituzione assume un ruolo emblematico. Non parliamo, infine, dello spazio militare che, ormai da tempo e per scelta, ha promosso i mercenari al ruolo riconosciuto di “Contractors”, i quali, senza leggi o limiti legati alla deontologia del mestiere, hanno le strade aperte ad ogni tipo di abuso.
A loro assomigliano i mercanti che, in certo modo, ne assicurano la perpetuità. Comprano, acquistano e soprattutto si vendono. Gli acquirenti non mancano. Le banche, i partiti, i sindacati, le organizzazioni non governative, i religiosi in cerca di clienti, le multinazionali che vanno dove si paga meno la mano d'opera o le leggi sono favorevoli agli investimenti. Oggigiorno nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si vende a partire dai corpi umani e dal tempo, mercanzia rara come la salute. Tutto si mercanteggia a partire dalla giustizia che si modella a seconda di chi è indagato e dovrebbe rendere conto dei suoi atti. Quando il mondo si trasforma in un solo e grande mercato non rimane altro che sperare che arrivino loro, i militanti.
Fortuna esistono anche e soprattutto qui. I militanti che, fedeli alla definizione che li rende così preziosi, lavorano attivamente alla difesa o alla propagazione di un'idea, di una dottrina, di una convinzione che li supera e per la quale sono disposti a dare la vita. Per i diritti umani, per la dignità della donna, contro ogni tentativo di asservimento o schiavitù delle creature più fragili, per un'ecologia integrale, perché giustizia sia fatta, per la libertà di espressione, per la decenza del lavoro e per una pace disarmata. Nel Sahel, come altrove in Africa, sono da contare a centinaia i militanti che fanno esperienza della repressione e della persecuzione. Sono uccisi, rapiti, censurati e soprattutto si trovano ospiti nelle prigioni di stato che si contraddistinguono per crudele inadempienza del proprio ruolo a servizio della giustizia. Si trovano uomini e donne che stanno pagando di persona la convinzione che le ragioni per cui si vive sono più importanti e decisive della vita stessa. A loro non basta la “nuda vita” per sentirsi pienamente umani. Ci sono tra loro i santi, i profeti, i poeti, i partigiani, gli innamorati, i migranti in cerca di utopie che malgrado tutto esistono ancora. Ed è grazie a loro che la storia avanza con un senso e una direzione. Sono semplicemente imprescindibili.
Niamey, 25 aprile, la liberazione