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Mercati contadini in Africa per sostenere i piccoli produttori

Andrea Zaghi domenica 27 ottobre 2024
M ercati contadini in Africa sul modello di quelli che, da tempo, popolano molte piazze italiane. Mercati per dare il segno di cosa sia possibile fare con un po’ più di libertà, un’attenta formazione e un’organizzazione che riesca a far arrivare le produzioni, anche quelle delle piccole imprese, dai campi ai luoghi di commercio senza intermediari. L’esperimento – perché di questo per ora si deve parlare – è iniziato ieri mattina ad Alessandria d’Egitto nella centrale piazza Saad Zaghloul nell’ambito del progetto “Mediterranean and African Markets Initiative” (MAMI-Farmers Markets), un’iniziativa finanziata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano e realizzata dal CIHEAM Bari in collaborazione con la World Farmers Markets Coalition e con il supporto della Fondazione Campagna Amica di Coldiretti. I promotori e organizzatori dell’iniziativa lo ammettono: si tratta di un “progetto ambizioso”. Con un obiettivo altrettanto ambizioso: «Creare una rete di mercati in tutto il Mediterraneo e l’Africa, come Albania, Tunisia, Kenya e Libano, per rafforzare i legami tra agricoltori e cittadini, con un impatto significativo sulle comunità locali».. Commercio equo e solidale, da un lato, e maggiore consapevolezza del significato delle comunità e del valore, anche economico, delle diverse agricolture che possono caratterizzare i territori, dall’altro. Ieri quindi è stato spiegato che il progetto MAMI nasce «con l’obiettivo di creare mercati contadini locali che promuovano modelli di consumo sostenibili e supportino le economie agricole, favorendo l’accesso diretto dei consumatori a prodotti locali e di qualità».
Tutto fruendo dell’esperienza, ormai pluriennale, dei mercati contadini allestiti dai coltivatori diretti che si propongono così come modello possibile per aiutare le economie dei Paesi più poveri, a sviluppare filiere alimentari “dal basso”. Un’azione che se in Italia ha assunto i connotati di iniziativa importante dal punto di vista economico, in altri Paesi può assumere anche un carattere politico da non trascurare. Non a caso, ieri si è parlato anche di occasione per «difendere la democraticità del cibo e riappropriarsi dei processi decisionali a vantaggio della collettività». Anche perché il progetto MAMI non si limita solo alla creazione di spazi di vendita diretta, ma rappresenta un’iniziativa che mira a riqualificare il tessuto sociale urbano, promuovendo l’incontro tra produttori e consumatori in contesti locali. Senza trascurare il passaggio di conoscenza tecnologiche tra agricoltori di diversi continenti. L’iniziativa, infatti, prevede corsi di aggiornamento e strumenti per gestire i mercati e comunicare efficacemente con i clienti; così come la gestione del mercato, il marketing e la valorizzazione dei prodotti. Tra le principali attività già svolte nell’ambito del progetto, ci sono la selezione degli agricoltori, la progettazione degli spazi del mercato e la fornitura delle attrezzature necessarie. L’Africa agricola che, dunque, chiama l’Italia agricola. Certo – ricordiamolo – si tratta di un progetto, un esperimento che dovrà essere seguito con attenzione e fatto crescere con equilibrio. Ma è pur sempre qualcosa di nuovo nel panorama sempre più complesso degli scambi agroalimentari internazionali. © riproduzione riservata