Buoni, utili e preziosi. Ma anche un po’ sconosciuti. Funghi e tartufi fanno parte della tradizione agroalimentare di numerose zone italiane (e non solo), ma non se ne parla molto. Un errore, perché questi due alimenti generano un importante giro d’affari e sono eredi di una lunga storia fatta di conoscenze scientifiche, sapienza contadina, tecnica colturale e scienza medica. Alimenti e prodotti importanti, che adesso si profilano anche come possibili risorse per i Paesi in via di sviluppo. Di tutto questo si è discusso a Bedonia (Parma) in un convegno tenuto presso il Seminario vescovile organizzato dall’Ufficio Beni Culturali ed Immobiliari CEI e dal Centro Studi per la Flora Mediterranea.
In tre giorni “Funghi e tartufi: risorsa alimentare, farmacologica, economica” partendo dagli antichi erbari e arrivando fino ad oggi, ha fatto il punto sul comparto e sulle sue prospettive. Stando alle stime circolate in occasione dell’incontro, il mercato dei funghi vale circa 50 miliardi di dollari in tutto il mondo e si prevede raggiungerà i circa 114 entro il 2030; il valore stimato di quello dei tartufi è invece di 404 milioni di dollari e potrebbe sfiorare i 600 alla fine di questo decennio. Numeri importanti soprattutto perché in crescita, spinti dalla diffusione delle diete vegane, dall’aumento della domanda di proteine vegetali, dallo sviluppo di prodotti innovativi a base di funghi. La dimensione del mercato dei funghi medicinali è una nicchia importante stimata in 32 miliardi di dollari circa. Senza dire del possibile ruolo dei funghi nell’ambito dell’alimentazione per le aree in difficoltà (nel convegno se ne è parlato in una sezione apposita).
Tra necessità, moda, storia e medicina, dunque, il comparto dei funghi è di tutto rilievo e vede l’Italia tra le prime aree di produzione e confezionamento dietro però a Bulgaria, Romania, Serbia, Montenegro. Anche se come per altri alimenti, pure per questi la concorrenza cinese è fortissima con il 70% del prodotto conservato.
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