Alias era già comparso, come alter ego dell'autore, in Ai tempi del Boeuf sur le toit di Maurice Sachs, ma adesso il medesimo editore gli traduce un libro tutto suo (Alias, Lindau, pagine 148, euro 14,00). Il nuovo romanzo è meno divertente del primo, che descriveva la bohème culturale della Parigi anni Venti frequentatrice del locale dal buffo nome chagalliano "Il bue sul tetto". Qui c'è poco da sorridere come per le battute maliziosamente argute che Sachs disseminava nell'altro romanzo: in Alias prevale la malinconia che copre situazioni immorali di cui è consapevole chi vi è coinvolto. Ma chi era Maurice Sachs? Preferisco lasciare la parola all'editore: «Maurice Sachs (1906-1945) è stato uno scrittore di sicuro talento. Di origini ebraiche e omosessuale, visse un po' prostituendosi all'intellighenzia gay parigina dell'epoca, un po' facendo il segretario dei suoi amanti, un po' rubando, e un po' con gli introiti del normale lavoro di scrittore. Alla fine della sua vita non esitò a diventare spia e collaboratore della Gestapo. Ciononostante, fu imprigionato dai tedeschi in fuga e poi ucciso con un colto di pistola alla nuca». C'è poco da ridere, come si vede. Alias è un romanzo scritto in prima persona, trasparentemente autobiografico. A sedici anni, Blaise Alias deve lasciare il collegio in cui è vissuto. Orfano, si trova a disporre di una discreta somma che dal Perù una zia - che gli ha sempre pagato la retta del collegio - gli ha messo a disposizione ingiungendogli di prendere contatto con un certo Monsieur Adelair. Costui si rivelerà un omosessuale che vive di piccoli espedienti, e che dà ricevimenti in casa sua per i suoi simili. Vi partecipa anche Alias che in piena notte, quando tutti se ne sono andati, ascolterà da Adelair il racconto della propria vita con tutti i disinganni e i dolori che ha vissuto. Il ragazzo sarà poi iniziato alla sessualità da una Charlotte intravista in casa di Adelair e frequenterà il salotto di Madame Charpon, cognata del vicario episcopale di Parigi che non nasconde l'ambizione di subentrare al cardinale arcivescovo che sta per morire. Il salotto Charpon è un modesto appuntamento settimanale che raduna mezze calzette di scrittori, pittori, saggisti, e quando il vescovo-cognato di decide un sabato di parteciparvi, la padrona di casa è raggiante e le viene la strampalata idea di invitare Alias a entrare in seminario. Il ragazzo, debole di carattere, accetta di fare anche questa esperienza che verrà troncata dall'imprevisto arrivo della zia dal Perù, la quale inviterà il nipote a una vacanza in Costa Azzurra, dove ritroverà perfino Charlotte. L'idea del sacerdozio è tramontata. È evidente che ci sarebbero tutti gli elementi di una pochade antireligiosa, ma la scrittura è lieve, senza compiacimenti morbosi. Anzi, con una sotterranea consapevolezza della distinzione tra il bene e il male, e con un implicito rispetto delle istituzioni ecclesiastiche, nonostante le debolezze di chi le riveste. In ogni caso, che non fosse tenuto a scriverne una recensione, può allegramente astenersi dalla lettura di questo romanzo che racconta la tristezza di vite dissolute.