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Massima attenzione ai minori nelle inchieste dei magistrati

Paolo Massobrio, Giorgio Calabrese venerdì 6 gennaio 2017
Non solo Antimafia. La Procura di Reggio Calabria nel 2016 è stata impegnata in almeno altre due epocali operazioni che hanno avuto un eco di caratura nazionale. A marzo su input dei magistrati, la Guardia di Finanza ha portato a segno diversi arresti ed altrettanti fermi con sospensione dalla professioni per i medici e il personale degli Ospedali Riuniti nell’indagine Mala Sanitas che svelò un perverso sistema di coperture su degli orrori nel reparto di Ostetricia e Ginecologia. Tutto partì dalla registrazioni dell’utenza telefonica di Alessandro Tripodi, primario facente funzioni del reparto, e nipote di Giorgio De Stefano, finito in manette nell’operazione Sistema Reggio. C’era un sistema di omissioni consumate tra ilarità e cinismo dai medici, alcuni dei quali avevano indotto aborti senza il consenso delle pazienti o provocato per delle operazioni incaute dei danneggiamenti perenni ai neonati. Un caso che fece scalpore, ma che sugellò un ulteriore verità atroce: ad essere vessati erano gli ultimi, coloro i quali non potevano permettersi economicamente di avere una consulenza a pagamento con gli stessi operatori e medici interni all’Azienda Ospedaliera. Se la primavera consegnò questo caso, forse la ribalta mediatica fu superata da quanto scoperto dai Carabinieri di Melito Porto Salvo, nel settembre 2016. L’operazione Ricatto portò all’arresto di 9 giovani, quasi tutti ventenni, accusati di aver violentato, a turno e insieme, una ragazzina per due anni. Fra loro anche il figlio del boss di Melito Porto Salvo, Giovanni Iamonte. Una tredicenne prelevata a scuola, davanti al silenzio di tutti, che solo dopo diversi mesi riuscì a confidare le atrocità subite in un compito in classe. Atrocità sottaciute persino dalla madre che non denunciò gli aguzzini della figlia. Una storia di violenza e omertà. Quel cognome, Iamonte, era un fardello troppo grande da consegnare alle forze dell’ordine. Il timore di ritorsioni era altissimo. Ci vollero due anni per liberare quella ragazzina e l’indignazione portò in piazza a Reggio Calabria le massime autorità dello Stato. Mala Sanitas e Ricatto sono due indagini che – a quanto emerge dalle ordinanze – partono da un controllo serrato delle forze di polizia del territorio e delle persone collegate a uomini di ‘ndrangheta per vincoli di parentela, ma che sono mirate alla tutela delle fasce di popolazione più svantaggiate e spesso in pericolo, come i bambini. Così come emerso da una recentissima inchiesta ai danni di due maestre d’asilo a Reggio Calabria, tratte in arresto per maltrattamenti verso i loro piccolissimi alunni.