Il mare è da sempre simbolo di libertà. Ancor più lo è per i ragazzi dell'Istituto di detenzione minorile che si affaccia sul Golfo di Napoli. Tra loro e il mare, e quindi la libertà, ci sono le sbarre, c'è il peso dei loro reati, più o meno intenzionali. C'è l'omicida a sangue freddo, c'è chi si è trovato ad uccidere per salvare la fidanzata da uno stupro, chi ha ucciso la madre, c'è lo spacciatore e chi si è reso responsabile di un tragico gioco. Per tutti c'è il Mare fuori di cui parla il titolo della serie di Rai 2, giunta alla seconda stagione, ideata da Cristiana Farina, sceneggiata con Maurizio Careddu e Luca Monesi, diretta Milena Cocozza e Ivan Silvestrini, in onda il mercoledì alle 21.20 e in anteprima su RaiPlay. E se il mare resta fuori, all'interno del carcere c'è tutto un mondo, un microcosmo dove risulta particolarmente labile il confine tra bene e male. Ogni ragazzo ha una propria storia, ma nessuno è violento di per sé. Tutti sono vittime di un ingranaggio dal quale non riescono a uscire, conseguenza di un ambiente esterno dove si sono trovati a crescere, ma anche dell'ambiente familiare, anzi: questa seconda stagione di Mare fuori punta l'attenzione proprio sulle famiglie, che possono essere malavitose o semplicemente incapaci di un rapporto con i figli. Tra l'altro i ragazzi stessi stanno diventando a loro volta genitori (ben due casi nei primi due episodi) lasciando per ora nel dubbio se saranno uguali o diversi dai loro padri e dalle loro madri. In ogni caso, pur affrontando un tema difficile come la criminalità minorile, con situazioni fortemente drammatiche in un clima di violenza che genera violenza, emergono da Mare fuori anche segnali di speranza attraverso l'atteggiamento e i sentimenti di alcuni ragazzi e di alcuni responsabili dell'istituto.