C'è il rischio – lo so – di cadere nel sentimentalismo e nel "saputismo" della retorica e dell'elogio della madre: insomma, nel mammismo più che scontato. Però a leggere che le mamme sarebbero inciampate nel più banale sindacalismo o nella trappola dei "diritti civili" e trattate come badanti sia pure da alti livello e costo (Il Giornale, venerdì 12) ci si sente cascare le braccia per la delusione. Dopo un secolo di 8 marzi, di femminismo e di rivendicazioni, quelle che i modenesi chiamano "la rezdora" sarebbe ridotta da "reggitrice" al livello di una qualsiasi stipendiata da segnalare all'Inps. In se stesso lo stipendio da mamma non sarebbe neanche male. Secondo il Corriere della sera «un portale di professionisti, basandosi sulla paga oraria di vari mestieri (autista, cuoca, colf, guardarobiera, baby sitter, badante, tutti a orario continuato e senza riposi né permessi né ferie)» lo ha valutato in «3.045 euro netti al mese» (in America pare che sia intorno ai 7.000). E meno male che il cronista del caso ha buttato lì, tra le molte parole, anche l'antica sentenza che dice: «L'amore non ha prezzo» (almeno lo si può rimpiangere). Le mamme, insomma, intese come artigiane del «mestiere di madre», quello che «spesso ingloba i mestieri adiacenti e accudenti di moglie e di figlia a tempo pieno» (Corsera), diventerebbero vere professioniste di società-famiglie, in cui la lavoratrice stipendiata mangia, dorme ed è al servizio del marito e dei figli (specialmente se maschi). Vengono i brividi a pensare che tutto ciò emerga, nell'occasione della "Festa della Mamma" (da oggi ogni seconda domenica di maggio) e che questa dello stipendio si presenti come una probabile rivendicazione. A questo sarebbe servito il più che centenario rivendicazionismo degli "8 marzi"? Come nel testo della legge dell'aborto 194/1978 la madre è sparita e sostituita da una semplice "donna", il figlio scomparso e diventato solo un piccolo "concepito" e infine il padre ridotto a una specie di comparsa, così tutto il secolare bagaglio di lotte per la dignità femminile e la poesia letteraria e figurativa sulla madre diventerebbero poche parole incolonnate nel più banale libro paga di una qualsiasi balia tuttofare. E addio alla regina dell'amore.
DIGNITÀ ANIMALESCA
Si direbbe che la crisi demografica esista perché l'Istat si rifiuta di inserire tra gli abitanti gli "animali da compagnia". Il loro numero – scrive la Repubblica – è pari a quello degli abitanti: sessanta milioni di persone e altrettante tra cani, gatti, uccelli, piccoli mammiferi, rettili. Libero, invece, si occupa di "corna": i mariti o le mogli che tradiscono il coniuge sono il 45 per cento. «Di questi il 73% ha ammesso di non essersi affatto pentito». Per valutare questi dati ricorre agli animali: «Le specie fedifraghe presenti nel mondo animale sono il 95 per cento. Essere monogami – commenta – è davvero difficile». Forse, ma confrontarsi con gli animali non è dignitoso.