Magi, il semplice gesto dell'adorazione che ci salva dall'oscurità
In una società in cui le immagini viaggiano alla velocità della luce, in cui la comunicazione è immediata da un capo all'altro del globo terrestre, noi a differenza degli antichi Magi siamo incapaci di riconoscere i segni, di rispettarli, di cercare il vero e il bene.
Pensavo a tutto questo mentre contemplavo un affresco conservato nella Pinacoteca di San Francesco a San Marino, recentemente attribuito a Bitino da Faenza, artista minore di origine romagnola. L'affresco offre un singolare messaggio: pur avvalendosi di una iconografia consolidata Bitino sembra regalarci un insegnamento profetico che, forse solo noi oggi possiamo comprendere appieno. La scena è divisa rigorosamente a metà: a destra la luce dorata della stella bagna ogni cosa, gli abiti di Gesù, di Giuseppe, di uno dei Magi, i tronchi degli alberi a sinistra, la basilica alle spalle della Vergine; a sinistra l'oscurità incombe, le chiome degli alberi si distinguono appena e i due Magi che ancora non hanno reso omaggio al re dei Giudei sembrano emergere dalla notte come per incanto. Al centro della scena è collocato un re anziano che si è tolto la corona, ha consegnato il suo dono a san Giuseppe e si presta ad adorare il Bambino con un bacio. Dietro a lui il nulla, il buio, l'incognita. S'individua, è vero, la linea dell'orizzonte, ma rimane anch'essa immersa nella notte più fonda. Bitino, dunque, organizza la scena segnando il contrasto forte tra l'ambiente oscuro e boschivo del viaggio dei Magi e la sicurezza certa della città di Betlemme. Al centro dei due poli sta, appunto, il Cristo Bambino con il re adoratore. È noto che la parola adorare derivi dal latino ad os, cioè portare la mano alla bocca e baciare. Sigillare il cuore dell'opera con un bacio è quindi un potente rimando all'adorazione.
Ed è proprio qui che si cela il messaggio insolito dell'artista: di fronte all'incombere dell'oscurità, che nasconde la malizia di Erode, le trame del potere, le stragi di vittime innocenti, solo il gesto semplice e potente dell'adorazione ci salverà. Così l'antico magio del Bitino resta inginocchiato da secoli, per ricordare a noi che il rimedio ai nostri mali non sta nelle nostre capacità diplomatiche, nelle nostre strutture di difesa o di potere, ma sta nell'affidarsi a Colui che davvero regge le sorti del mondo e la coscienza dei singoli. Forse è tempo di conversione, quella vera, quella scomoda, quella della quale – in fondo – si parla malvolentieri perché obbliga tutti quanti a lasciare i propri piedistalli, a deporre le proprie corone e i propri presunti doni accettando la volontà che viene dall'Alto. Una volontà che sconcerta perché quell'Alto che la decreta veste i panni umili di un bambino.
La stella non si vede nell'affresco, si vedono però gli effetti della sua luce: ciò che si oppone all'oscurità operante è l'edificio che sta dietro la Vergine, cioè lo scorcio di una basilica. Nella Chiesa, direbbe, Eliot è innata la verità, la Chiesa è la vera culla di quel Bambino che dobbiamo ascoltare e la cui Presenza adorata ci salverà.