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Macchine & trastulli contro il povero Priapo

Fabrice Hadjadj domenica 17 luglio 2016
Pare che l'orgasmo sia stato un punto di svolta cruciale nell'emancipazione della donna. Prima dell'orgasmo la sessualità femminile era ordinata alla gravidanza, al parto, a quei figli, infine, che forse danno gioia ma certo non orgasmi. Nel XX secolo, la donna è riuscita infine a sottrarsi all'oppressione patriarcale che le imponeva di avere un utero, per scoprire che la vera libertà sessuale non sta nella maternità, ma in quell'orgasmo che straluna gli occhi, agita spasmodicamente il corpo e fa dimenticare la parola articolata. Si potrebbe obiettare che l'orgasmo è piuttosto cosa maschile, e che questa ossessione proiettata sulla donna, lungi dall'essere un'affermazione femminista, è un'adozione maschilista: la donna ha il diritto di godere come un uomo… Bisogna ammettere che in questa cosa la natura non ha dotato i due sessi allo stesso modo. L'uomo gode abbastanza rapidamente, e spesso troppo rapidamente rispetto alla donna. I loro ritmi non sono sincroni, e sovente lui finisce proprio nel momento in cui lei sta per cominciare. Per tenere a freno questa precocità, l'uomo ha dovuto metter da parte il suo entusiasmo per diventare un tecnico dell'orgasmo, sforzandosi di resistere, moltiplicando i procedimenti di oblio della copula al cuore stesso della copula: eccolo che, per ritardare il suo piacere, ripete a memoria le tavole pitagoriche, rievoca atroci ricordi della Seconda guerra mondiale o si interroga sull'avvenire dell'Unione Europea (niente di meglio per raffreddare il suo ardore); e se ciò non basta, assorbe sostanze chimiche che mantengono il suo organo – un tempo rivolto alla vita – in uno stato di rigidità cadaverica o di pezzo di legno secco. Il tempo di questi tentativi puerili e maldestri è finito. La tecnica dell'orgasmo femminile è stata infine messa a punto. Dave L. Lampert ha compiuto quello sforzo radicale e oggettivo grazie al quale l'uomo si assenta dall'amplesso per esservi in un modo assolutamente performante. E così permette alla donna di emanciparsi completamente diventando una cliente la cui soddisfazione è rafforzata dalla clausola irresistibile del «soddisfatti o rimborsati». Dave L. Lampert ha inventato la macchina per farla godere. Woody Allen ci aveva già pensato nel Dormiglione. L'aveva chiamata Orgasmatron e rappresentata come una specie di cabina telefonica, o forse una cabina elettorale, o meglio ancora come un vespasiano del piacere: si entrava dentro, e, dopo qualche secondo appena, si usciva completamente soddisfatti, con una grande voglia di schiacciare un pisolino. Nella realtà «the ultimate sex toy» si chiama Sybian (con riferimento ai Sibariti) e ha la forma molto più modesta, ma anche più western, di una sella da cavallo. Controlli simili a quelli di un videogame e «due motori indipendenti» permettono di regolare la vibrazione, la rotazione, l'inclinazione di tutta una gamma di "attacchi" che si possono "customizzare" scegliendone il colore – dal classic black al playful pink – e la cui stimolazione si estende ben oltre le parti abituali alla totalità del «pavimento pelvico». L'utente donna può così offrirsi un rodeo su un pegaso galoppante nel settimo cielo. È quello che afferma Melissa Jones, dottore in sessuologia, nelle sue iperboli religiose che traduco qui il più letteralmente possibile: «Il Sybian procura l'orgasmo estremo, trascendente e integrale. Innalza il piacere femminile al di là di tutti i pinnacoli che si possono immaginare e sta ormai al cuore di qualunque orgasm-training program». C'è dunque un'ascesi necessaria per raggiungere la perfezione multi-orgasmica. È meglio passare da un programma che renda adatti alla macchina. L'emancipazione si ottiene a questo prezzo. Del resto, precisa la pubblicità, l'uso solitario non è il solo possibile. È un aiuto anche per la coppia regolare: il marito può manipolare i joystick con più successo di quegli acchiappa-peluche che si trovano nelle fiere, e la donna, in qualche modo rodata dall'apparecchio, impara a essere più sensibile a suo marito… sempre che il marito non preferisca l'altra macchina inventata da Dave L. Lampert: la Venus-for-men, equivalente del Sybian per l'uomo, che, secondo il fabbricante, «feels better than the real thing». Di questi arnesi, ci si può preoccupare, scandalizzarsi o ridere. Ma è probabile che, loro malgrado, essi rendano servizio alla verità. Non si può infatti non pensare alla famosa Pleasure Machine presentata dal filosofo americano Robert Nozick nel 1974 come un'ipotesi di lavoro: «Supponete che esista una macchina in grado di farvi vivere qualunque esperienza voi desideriate. Alcuni grandissimi neuropsichiatri possono stimolare il vostro cervello e farvi credere che state scrivendo un grande romanzo, o coltivando un'amicizia, o leggendo un bel libro. Per tutto il tempo voi stareste fluttuando in una vasca, con la testa piena di elettrodi. Che fareste? Vi attacchereste a una macchina del genere per quanto vi rimane da vivere, programmando in anticipo le esperienze della vostra vita?». Questo apparecchio immaginario corrisponde a un autentico esperimento concettuale. Nozick se ne serviva per confutare l'edonismo. Di fronte a questa possibilità, secondo lui, a meno di rinunciare alla nostra umanità, preferiremo sempre la realtà, anche se in gran parte sgradevole, a uno stato di piacere permanente nell'illusione totale. Dove conduce infine il Sybian? Alla realtà. Relativizza l'orgasmo. Umilia il Priapo che si crede virile perché fa godere, quando non è che un piccolo giocatore vicino alla macchina. Rivela soprattutto che il godimento non è l'essenziale dell'abbraccio coniugale. Le macchine potranno dispensarci tutti gli orgasmi possibili, ma non ci daranno mai la tenerezza e il mistero della vita comune. E, in questa vita comune, non è l'emancipazione che uno cerca, quell'emancipazione così individuale che non fa altro che consegnarci meglio al dominio degli oggetti. È al contrario il legame indissolubile all'altro, l'alleanza feconda che reinventa l'avvenire.