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Macché “sovranista”! Il vino è una cosa seria

Paolo Massobrio mercoledì 10 aprile 2019
Ultimo giorno di Vinitaly, che si appresta a chiudere la 53ª edizione con tanti buoni affari indotti dai buyer di tutto il mondo. E tante emozioni per il Vinitaly a Verona, dove le enoteche tematiche allestite nelle piazze hanno introdotto i wine lovers al piacere di un'esperienza italiana in una bella città fra musica, arte e gusto del genius loci. Il vino dunque come collante anche della politica, visto che Salvini, Di Maio e Conte hanno scelto Vinitaly per stemperare tensioni. Il caso più emblematico è stato quello del Piemonte, dove i due candidati alla presidenza della Regione, Sergio Chiamparino e Alberto Cirio, si sono fatti immortalare intorno a un prosciutto e a un bicchiere di vino, dichiarando la volontà di fare una campagna elettorale leale, senza colpi bassi. È poi quanto vuole la gente, che ha infatti commentato: «Sono due che hanno fatto tanto per il Piemonte». Una dichiarazione non banale per dire una cosa chiara: c'è una politica del personalismo che cerca il voto di pancia e una che dimostra di avere a cuore il bene comune. Poi vinca il migliore. In ogni caso è emblematica la parata di questi giorni: ci si associa al vino perché è un prodotto vincente, qualcosa che anche negli anni della crisi si è affermato nel mondo. Certo è curioso apprendere che c'è il "Vino sovranista", così battezzato per indicare la scelta dei vitigni autoctoni. Alt: il vino è una cosa seria, non superiamo il limite di volerlo annacquare con le nenie del politichese. Ma basta un cartello esposto in uno stand che la nuova congiunzione diventa virale e spadroneggia sui social. Una volta ci bastava Gaber a chiedersi cosa è di destra e cosa di sinistra, ora si va su Instagram. FieraVerona dal canto suo ha annunciato una propensione al 4.0, ovvero un progetto di comunicazione smart per il vino italiano, che impegnerà i progetti di Vinitaly in tutto il mondo. Certo ha destato un po' di risentimento il modo di comunicare di Fontanafredda, l'azienda in capo a Oscar Farinetti che ha allestito uno stand con bottiglie chiuse e la scritta: «Dal 2018 siamo biologici certificati, quindi ci scusiamo per l'assenza personale, ma dobbiamo stare più tempo in vigna». Scusi? Vuol dirci che gli altri anni venivano i potatori nello stand? Oppure quelli del marketing li avete messi nelle vigne? Ironia a parte, il genio comunicativo ha un limite; che un po' è stato superato, visto che gli espositori piemontesi di Vinitaly non sono diversi da Farinetti. Al quale occorre ribadire che il vino è una cosa seria.