Un 25 Aprile Solitario; non da solo, anzi, ottima compagnia. La Chiesa di Tapignola si riempie tre volte durante la giornata: al mattino è scuola, nel primo pomeriggio luogo d'incontro, al tramonto si celebra il servizio divino. È una giornata di festa, c'è spazio e tempo per il pranzo e anche la merenda che, come tradizione comanda, è a base di gnocco fritto nello strutto. L'aria è fredda, il cibo calorico: polenta, salciccia, funghi, formaggi, torte. Vino rosso, fermo per chi tende al tosco, siamo gente di crinale, mosso per chi guarda al piano. I bambini corrono nei prati, i vecchi muovono lentamente i loro acciacchi; i cani non ci sono perché i montanari li lasciano a casa. I protagonisti degli avvenimenti che ricordiamo sono sempre meno; per loro, gli scampati, arriva il tempo di un altro giudizio. Manca Dante Zobbi "Rinaldo", giovanissimo braccio destro di don Pasquino Borghi e fiero testimone fino alla fine dei suoi giorni; la lettura di un brano dal suo memoriale ce lo restituisce allo sguardo, per un momento, tra le mura della sua chiesa.Cosa facciamo qui? La politica, dovendo gestire una crisi economica con effetti devastanti, ha ben altre preoccupazioni e solo pochi ardimentosi, qualche giudice, qualche showman, può aspirare all'effetto taumaturgico di: resistere resistere resistere. Crollata la cortina di ferro e il conseguente internazionalismo che vedeva nell'Urss (Cccp) il baluardo della pace e del progresso e poteva sovrapporre ad ogni istanza antiamericana la mitologia partigiana, risulta sempre più difficile contestualizzare nel presente un legame diretto. Le istituzioni festeggiano nel 25 Aprile le fondamenta della loro legittimità democratica ma per la lotta alla mafia, detto con tutto l'affetto possibile ed è tanto, basterebbero gli altri 364 giorni perché attiene alla mitologia fascista più che alla Liberazione; dispiace dirlo ma lo sbarco alleato in Sicilia presenta qualche lato oscuro in proposito. Ad una sempre più ideologica Resistenza, nel tempo, si sono sovrapposte immagini di vietcong, khmer rossi, barbudos guerriglieri, spaziando ovunque nel mondo e qualcuno ci prova ancora con le piazze arabe, ma è giunta l'ora di riguardarli in faccia, negli occhi, i nostri partigiani; e rendere agli anglo-americani ciò che è loro: la vittoria. Carlo, Daniela, Clementina, Graziano, don Alberto; quelli che hanno dato una mano, quelli che sono arrivati, non sono riducibili ad entità politica, nemmeno sociale. Se qualcosa ci lega è il bisogno di una parola di verità, che è anche verità storica.Una trentennale ricerca tra archivi pubblici e privati, corrispondenze familiari, diari, centinaia di testimonianze raccolte di persona, un appassionante apparato iconografico a restituirci volti e luoghi familiari. Un lavoro in solitudine tra difficoltà economiche ed altre, ben più gravose, che è meglio dimenticare. La «lectio magistralis» che il professor Sandro Spreafico, autore ed editore dell'opera, ha tenuto per noi, la più improbabile classe di studenti, ha materializzato un'aula universitaria, libera, tra i monti e oltre a ridare fiducia circa la possibilità di fare scuola così che possano gioirne allievi ed insegnanti ha cementato una pietra angolare su cui è possibile costruire un percorso di verità.Qualche anno fa, camminando nella Berlino del dopo Muro, in uno dei luoghi in cui i nazisti avevano innalzato un rogo di libri trovai eretto un monumento: una pila di volumi mastodontici, ne rimasi colpito, ne fui felice. Non posso evitarmi di ricordarlo aprendo il 25 Aprile Solitario: affinché questa comunità in buono et pacifico stato si conservi.