Ora abbiamo anche una parola che definisce la filosofia tecnico-scientifica di un paradiso più che umano, postumano prossimo venturo.Questa filosofia promettente e minacciosa, che si propone di correggere e migliorare la natura umana negandola per via genetica, si chiama transumanismo. Dell'umanesimo, o "vecchio" umanesimo, non c'è, non ci sarà più traccia perché l'essere umano viene considerato così deplorevolmente antiquato e difettoso che tutto ciò che si è visto, detto, pensato, studiato in secoli e millenni di storia non serve più. Chi avesse voluto assaporare un piccolo antipasto delle prospettive di ricerca e applicazione in campo genetico, su tutto il vivente nonché sull'umano, avrebbe dovuto leggere i ben cinque articoli lunghi e brevi con i quali La lettura ha aperto il suo ultimo numero del 28 agosto. Due biologi, Manuela Monti e Carlo Alberto Redi, due filosofi, Donatella Di Cesare e Giulio Giorello, lo scrittore Luca D'Andrea informano sulle discussioni internazionalmentein corso e dicono la loro. Secondo Giorello il vecchio Francesco Bacone nella Nuova Atlantide (1626) aveva prefigurato tutto: l'avvento di una nuova scienza come nuova religione unica e progressiva.Ora, secondo i transumanisti, siamo al dunque: non si tratta più di ipotesi, utopie o profezie, ma di laboratori in piena attività. In pochi decenni la storia umana ha subito una accelerazione tale che «la fine del (nostro) mondo» sembra a portata di mano. Non tanto perché si ha il potere di rivoluzionare e dominare il mondo, ma perché, più economicamente, basterà liberare il genere umano da se stesso, dalla natura umana, rendendolo capace di programmarsi geneticamente fin dalla nascita, prima della nascita, in modo da funzionare alla perfezione, eliminando difetti, limiti, malattie e magari la morte stessa, come si eliminano dei semplici errori di fabbricazione.Sì, eugenetica. O (a vedere la cosa da un altro lato) una "distruzione creativa" dell'umanità. Non è una visione apocalittica, è il paradiso secondo gli ingegneri: a cui viene concesso un potere di vita, di morte o di transumanizzazione rispetto a quello che siamo stati e che siamo. Se l'umano è senso del limite, l'abolizione progressiva dei limiti coincide con il non-umano. Possiamo perciò abolire gli studi umanistici. Il loro oggetto, l'homo sapiens, fra poco non esisterà più e la sua lunga storia risulterà insensata.