Ma la scienza cammini sempre accanto all’etica
«Ho letto ieri l’altro un articolo di giornale su questo. E la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la scena del film Matrix, quando Morfeo offre a Neo la scelta tra la pillola rossa e la pillola blu. Mettendolo così davanti al bivio tra verità e illusione». E la seconda? «Ho provato un senso di inquietudine per la smania che a volte pare incontenibile di intervenire sulla realtà modificandola. E non sempre nel nome del progresso scientifico». Sì, ma pare che questa capsula agisca direttamente sulle sensazioni negative che producono traumi e incubi. Lasciando i fatti custoditi nelle retrovie del cervello all’interno dell’ippocampo. Insomma, il bersaglio della chimica sarebbero solo le emozioni spiacevoli. «Sembrerebbe quasi una sorta di amnesia selettiva. Per chi ha subito eventi profondamente traumatici o persino tragedie, forse potrebbe essere una soluzione. Ma non si può ignorare l’aspetto etico della faccenda. Rimuovere ricordi che addolorano o terrorizzano non è esattamente come estirpare un dente cariato. Il cervello mette da parte i ricordi belli perché non costituiscono un problema da risolvere. Stanno lì, dentro la nostra personale biblioteca. E ogni tanto tiriamo fuori un libro che ci va di rileggere perché già sappiamo che ci renderà ancora felici. Che la memoria ci restituisca di tanto in tanto quelli brutti potrebbe essere anche il segnale che la nostra coscienza sia pronta a reinterpretarli. Magari alla luce di nuove esperienze per riorganizzarli e vederli da una prospettiva diversa. Io credo, Ale, che esista un delicato equilibrio tra oblio e ricordo. Ed è la nostra essenza interiore sulla quale è costruita l’identità di ogni individuo. A proposito dei traumi psichici, ricordo ancora le parole di Franco Basaglia che intervistai per il mio reportage ‘I giardini di Abele’. “Quando un evento violento e perciò stesso tragico sconvolge l’equilibrio della mente umana – mi disse – non serve scatenare una caccia all’incubo per esorcizzarlo cancellandone il ricordo. Sarebbe come scegliere di ingoiare una pillola dell’oblio. Al contrario. Va affrontato. Venendone a patti”. Profetico in un certo senso. Non credi, Ale? Insomma, le nuove scoperte della neurobiologia sono passi avanti importanti per il progresso dell’umanità, specie se possono liberare le menti ammalate dalla tenaglia della rigida fissità dei ricordi freddi. Ma l’etica no. Quella davvero non può essere messa da parte. La scienza e la fede devono procedere l’una accanto all’altra. Senza pericolose derive o peggio ancora sostituzioni. E per sopire o annientare il dolore non basta cancellare la memoria o una parte di essa perché equivarrebbe a resettare la propria identità. La felicità dell’era moderna non si conquista ingoiando psicofarmaci, ma portando a riva, quando possibile, anche i relitti dei naufragi subiti».