Ma la mania del multiculturalismo finisce per offuscare i classici
All'origine di queste panoramiche c'è un'ansia storicamente legittima per la perdita del passato. Auerbach scrisse Mimesis a Istanbul, in fuga dalla Germania nazista, durante la seconda guerra mondiale. Le sue ansie per l'autodistruzione dell'Europa erano comprensibili. Le preoccupazioni di Bloom nascono invece dalla degradazione dell'insegnamento, cioè dall'interno della cultura e dell'università. Nelle ultime pagine del suo libro l'autore dice di sentirsi circondato da "cloni" di teorie francesi e tedesche, soffocato dall'influenza di Lacan, Foucault e Derrida sugli studi letterari e da uno sfrenato multiculturalismo. In un modo o nell'altro viene cancellato il valore dei grandi classici e gli stessi accademici sono diventati indifferenti alla qualità dei testi che leggono. Così la vera lettura e la lettura dei classici è sempre più un'attività solitaria. Mentre la vera critica (aggiungerei) è vista come una sgradevole intrusione, che disturba il commercio dei libri e il narcisismo degli scrittori.