«Quando è nato Gesù?»: la domanda dà il titolo allo studio di Michele Loconsole, insegnante di religione e giornalista, pubblicato dalla San Paolo (pp. 96, euro 10), con presentazione di monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto. La questione è intrigante assai. Com'è noto, il computo degli anni a partire dalla nascita di Cristo è stato deciso da papa Giovanni I nel 525, sulla base di un calcolo elaborato dal monaco Dionigi il Piccolo. È voce comune che il calcolo di Dionigi sia sbagliato di qualche anno, per cui Gesù sarebbe invece nato intorno al 7 a.C. L'argomento principale degli obiettori è che, con il computo di Dionigi, la morte di Erode il Grande (quello della strage degli Innocenti) sarebbe avvenuta il 4 a.C., con manifesta incongruenza. Ma Loconsole, sulla base di studi recenti, ipotizza che il 4 a.C. non sarebbe l'anno della morte di Erode, bensì quello in cui avrebbe associato al governo i suoi figli, sopravvivendo per alcuni anni. E così i conti tornerebbero anche con la strage. La fonte per la data di morte di Erode è Giuseppe Flavio, lo storico giudeo del I secolo d.C., autore delle celebri Antichità giudaiche e della Guerra giudaica. Ma non tutto quello che ha scritto Giuseppe Flavio va preso per oro colato, e a proposito di Erode può benissimo aver confuso «morte« con «abdicazione», nel senso sopra ricordato. Non va dimenticato, inoltre, che al tempo di Gesù erano in vigore diversi calendari: il calendario ebraico, il calendario che partiva dai lavori di ampliamento del Tempio di Gerusalemme, il calendario delle Olimpiadi, il calendario dalla fondazione di Roma, e altri calendari minori, per cui un rigoroso studio di comparazione è difficile e non è ancora stato fatto. Ma Loconsole porta altra acqua al mulino di Dionigi interrogando a fondo i Vangeli, soprattutto per quanto riguarda le date del censimento per il quale Giuseppe e Maria si recarono a Betlemme; inoltre, il conteggio secondo i restauri del Tempio, pur riportato da Giuseppe Flavio, darebbe torto allo storico giudeo e ragione a Dionigi. Insomma: andiamoci piano a sostenere che Dionigi avrebbe sbagliato; le sue ragioni sono almeno equivalenti a quelle di Giuseppe Flavio, preferito dagli storici del primo Novecento. Ma non basta: Loconsole smonta l'altro luogo comune secondo cui la data del 25 dicembre sarebbe stata scelta per far coincidere il Natale con la festa romana del Sole Invitto (solstizio d'inverno). Innanzitutto i romani festeggiavano tale ricorrenza anche in date diverse dal 25 dicembre, e inoltre il Natale cristiano al 25 dicembre era noto a Ippolito di Roma che lo attestava già nel 204, mentre la festa del Sole Invitto fu sancita il 25 dicembre dall'imperatore Aureliano soltanto nel 274. Dunque, furono piuttosto i pagani a tentare di appropriarsi di una festa cristiana. Molti altri argomenti porta Loconsole a sostegno della sua tesi e l'unico appunto che gli si può rivolgere è il non aver spiegato chiaramente, forse per eccesso di sintesi, il procedimento seguito da Dionigi per stabilire la nascita di Cristo nel 754 dalla fondazione di Roma, partendo dalla data delle persecuzioni di Diocleziano (c'è un 284+248 non ben chiaro). Ma non era questo il punto, perché il computo di Dionigi va preso come un dato di fatto, in qualunque modo sia stato ricavato. Da valutare erano le obiezioni contro Dionigi. Valorizziamo dunque il lavoro del monaco astronomo che era soprannominato «il Piccolo» non per la statura, bensì per la sua umiltà, virtù così consona al Natale che la tradizione cristiana ha fissato, ormai da secoli, il 25 dicembre dell'anno zero, secondo i calcoli di Dionigi. Dunque, buon Natale, auguri a tutti.