Ma dopo Orwell gli intellettuali «tecnocrati» finiscono nel cyberspazio
Ecco invece Pierre Lévy: «Qual è la responsabilità degli intellettuali di fronte alle nuove tecnologie della comunicazione?». Non voglio ironizzare su Lévy. Ma certo le nuove tecnologie mediatiche sembrano (sono?) oggi più importanti di ogni contenuto, di ogni realtà. Camus e Orwell pensavano e scrivevano in francese o in inglese articoli e libri. Oggi questa deve apparire a Lévy un'attività in via di estinzione. Il vero impegno degli intellettuali secondo Lévy è un altro: bonificare il cyberspazio, razionalizzare e accudire «i sistemi di codificazione e di trattamento». La funzione degli intellettuali «non è dunque quella di pensare (tutti pensano) ma quella di studiare l'economia dell'informazione simbolica». Si favorisce il dialogo planetario oggi, dice Lévy, solo creando un codice universale che renda tutte le culture coerenti e comunicabili come le scienze esatte. Non c'è altro? La pace ci vuole tecnocrati. La globalizzazione sradica le diversità, smaterializza e delocalizza il mondo.