Nel mondo digitale il gioco è una cosa serissima. Per questo avrei potuto iniziare questa rubrica con una bella citazione di Friedrich Schiller («L'uomo è veramente uomo soltanto quando gioca»), di Pablo Neruda («Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé») o di George Bernard Shaw («L'uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare«). Ma più che le parole, per farvi capire la portata mondiale dei giochi digitali, contano i numeri.Non c'è giorno, nelle ultime settimane, in cui sui media non si parli del gioco Pokémon Go (quello in cui si deve girare a caccia di mostriciattoli da catturare con lo smartphone, per poi combattere contro altri giocatori in palestre virtuali); e il mondo sembra essersi già diviso in chi lo considera una buffonata e chi l'invenzione del momento che lancerà definitivamente la cosiddetta realtà aumentata (cioè la capacità di raccogliere informazioni aggiuntive – testuali, audio o video – puntando uno smartphone su un oggetto, un monumento o un luogo).Ebbene, il solo gioco Pokémon Go, in 19 giorni è stato scaricato da 75 milioni di persone. Un record assoluto. L'errore è pensare che sia un caso isolato. Nel solo store di Google, ci sono almeno altri quattro giochi-app che sono stati scaricati oltre 50milioni di volte, senza essere mai finiti sui giornali. Da Color Switch e Slither.io passando per Agar.io e Piano Tiles 2.Allargando l'orizzonte a tutti i videogiochi si capisce che parliamo di un fenomeno enorme. Secondo una ricerca di Newzoo, nel 2016 il mercato dei videogiochi fatturerà 99,6 miliardi di dollari. Così divisi: 36,9 miliardi di dollari con i giochi su smartphone; 30,8 miliardi con i giochi da console (tipo Xbox o Playstation); e 31,9 miliardi di dollari con i giochi da computer. Per capirci, possiamo anche fare tutte le ironie del caso sulle stranezze dei videogiocatori, ma dobbiamo tenere presente che nel mondo sono 1,21 miliardi. Quasi un essere umano su sette, contando pure neonati e anziani.Anche in Italia i videogiocatori sono un esercito. Secondo l'ultimo rapporto ESVI, l'Associazione di categoria che rappresenta l'industria dei videogiochi, nel nostro Paese vi sono più di 25 milioni di videogiocatori. «Si tratta del 49,7% della popolazione italiana di età superiore a 14 anni, equamente distribuito tra uomini (50%) e donne (50%)». Se pensate che chi gioca siano i ragazzini, sappiate che in Italia il 24,3% dei videogiocatori ha tra i 35 e i 44 anni. E (sorpresa) «il 49,8% dei videogiocatori è in possesso di un diploma di scuola media superiore o di una laurea».Quindi, chi gioca non è necessariamente né giovane né poco istruito. Tutti colpiti dalla sindrome di Peter Pan? Francamente, credo che dovremmo iniziare a guardare a questo mercato e a questo mondo con occhi meno prevenuti. Non è solo un "caso", una "moda" se oggi il mondo dei videogiochi fattura come quello del cinema (62 miliardi di dollari) e della musica (18 miliardi) messi insieme.