Famiglia, scuola, comu-nicazione, socialità, cultura. Cerco di capire che cosa ci sta succedendo e quali sono le cause di un fenomeno raccapricciante come la cronaca criminale che ogni giorno rende così drammatici e angoscianti i notiziari. È vero che non da ora ognuno di noi viene immediatamente informato da ogni medium di massa di una tale quantità di fatti e problemi che soverchiano le nostre deboli capacità di contenzione e di partecipazione morale. Tutto ciò che nell’intero mondo accade ci entra in casa e bussa alle porte della nostra attenzione. Ma c’è una enorme sproporzione tra quello che veniamo a sapere e la possibilità di prenderne atto personalmente. Siamo soprattutto spettatori impotenti e passivi di fronte alla dimensione nazionale e internazionale degli eventi. Se qualcuno soffre, muore, viene ucciso riusciamo a partecipare emotivamente e a interrogarci sul come, i perché e il che cosa fare. Ma quando per mesi o anni veniamo informati di quotidiane stragi belliche e di crimini tutti uguali o simili compiuti da persone apparentemente normali e insospettabili, allora la nostra vita e il suo clima mentale non possono che risentirne. Pessimismo, scetticismo, indifferenza e frustrazione crescono e si diffondono. La bella favola secondo cui lo sviluppo tecnologico ci avrebbe regalato più tempo libero per riflettere, pensare, capire e partecipare si è presto rivelata un’illusione pubblicitaria dei fabbricanti di macchine e macchinette ammazza tempo. Crediamo di sapere tutto e invece buttiamo via come rifiuti le notizie che potrebbero diventare contenuti di coscienza: una coscienza che si riempie per svuotarsi subito dopo come una pattumiera. Torno perciò all’inizio di questo breve discorso. La prima cosa, che sembra poco ma di cui c’è bisogno, è chiedersi: di che cosa parliamo in famiglia? Che cosa e come si studia a scuola? Che cosa ci viene detto e che cosa diciamo agli altri? Come ci comportiamo con chi incontriamo? Che cosa sappiamo e pensiamo? Non c’è azione che non nasca da un pensiero. Esaminiamo i nostri pensieri e giudichiamoli. Ogni pensiero è seme e radice di una azione e di un modo di essere.
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