Ma alla poesia contemporanea manca il gusto «leggero» dello scherzo
Lo diceva un cattolico filocomunista come Giovanni Giudici, uno dei maggiori poeti del nostro Novecento: diceva di avere bisogno della famiglia, della Chiesa, del Partito e del posto fisso (alla Olivetti) come aveva bisogno del verso regolare e delle strofe rimate. Il titolo del suo libro più famoso, La vita in versi (1965), enuncia una poetica antimoderna. Nessuna identificazione "mistica" fra vita e poesia. La vita è indefinibile, supera le parole e non è propriamente poetica. La poesia è una tecnica verbale che filtra qualcosa della vita usando le parole come strumenti di precisione e giocando con la verità.
Elio Pecora ha dimostrato con gli anni di essere uno dei migliori e più leggibili poeti che abbiamo oggi. Perciò ora devo citarlo, anche se lo spazio è poco. Ecco due epigrammi contro un autore di epigrammi: «A dir male degli altri si fa presto:/basta solo distrarsi da se stesso». E poi: «Un consiglio da amico:/bada a non inghiottire;/del tuo stesso veleno/potresti morire». E questo è un Coro: «Il mondo in una rete/chiude forza e paura,/il corpo ha fame e sete,/il giorno sbianca e abbuia./È tutta qui la sorte/ di chi nasce e respira,/gli toccherà sparire:/intanto il mondo gira».