Cosa sia Faccende complicate non è facile dirlo. Forse un docureality in dieci puntate di poco più di venti minuti. Chi lo sta proponendo per ora su RaiPlay in attesa che in primavera vada su Rai3, ovvero Rai Contenuti digitali e transmediali, lo definisce un «original», spiegando che si tratta di «un viaggio in giro per l’Italia per intervistare personaggi comuni e raccontare storie che riguardano tutti molto da vicino». Simona Ercolani, che lo produce per Stand By Me, parla di «realtà vista con gli occhi, le mani e la testa di Valerio Lundini». Definizione indiscutibile. Siamo d’accordo: dicendo che è un programma di Lundini, diciamo tutto. Dopo di che ci pensa lui a dimostrarci anche il contrario di tutto. Già il titolo, Faccende complicate, a livello di logo è formato da lettere diverse, confuse e sconclusionate, maiuscole e minuscole, spiazzanti come il geniale comico e conduttore romano che abbiamo imparato a conoscere in Battute? (Rai 2) e visto consacrarsi, meritatamente, in Una pezza di Lundini (sempre su Rai 2), uno show innovativo grazie a una comicità assurda e surreale. Adesso, fuori dallo studio, lo ritroviamo in veste di autore, interprete e regista, con la sua aria stralunata e sarcastica, impegnato a raccontare storie probabili e improbabili, affrontando anche temi forti come la discriminazione o la disabilità, ovviamente a modo suo, con umorismo paradossale, senza mai far capire dove finisce la realtà e inizia la finzione o il gioco, come quando iscrive uno scacchista disabile a un torneo di scacchi e pugilato, oppure quando incontra un avvocato italiano che ha firmato un contratto in America per farsi ibernare per 400 anni. Lo stesso dicasi per quando Lundini finisce in Albania per promuovere il suo nuovo programma nei principali show della televisione albanese. Stop. Non anticipiamo altro. Faccende complicate va visto e basta.
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