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LUI HA UN NOME

Marina Corradi giovedì 15 novembre 2018
Con il primo figlio la gravidanza era stata serena, il parto naturale, il bambino sano. Ne volevamo un altro, subito. La gravidanza iniziò regolarmente. A una primissima ecografia mi fecero sentire il battito del cuore. Trattenni il fiato: lui c'era già.
Ma poche notti dopo mi svegliai d'improvviso nel letto. Mi sentivo bene, ma mi trafiggeva una dolorosa certezza: ero rimasta sola. Il bambino se ne era andato. Ne ero talmente sicura che mi misi a piangere. Svegliai mio marito: «Il bambino non c'è più». Erano le tre di notte. Lui, assonnato, si affannò a convincermi che erano solo sciocchezze. Io inconsolabile, ostinata: «Ti dico che se ne è andato».
Il giorno dopo, giusto per calmarmi, mi portò di nuovo dal medico. Scorsi fra i due uomini lo scambio nascosto di un sorriso d'intesa: le donne, si sa, sono così emotive... L'ecografista cercò, cercò ancora. Davvero il battito del bambino non c'era più. Non dissi nulla: lo sapevo già.
Gli amici mi consolarono: ne avrai un altro. Ma, io pensavo, non sarà più lui, quello perduto. Quale legame già ci univa, se nel sonno io avevo percepito il suo distacco? Penso spesso a quel figlio non nato, che però esisteva. Ha un nome. Un giorno, lo ritroverò. In un abbraccio si rimarginerà lo strappo di quella notte, di quell'invisibile abbandono.