A Mariupol continua l'assedio medioevale. Almeno 200mila persone ancora in trappola. Mancano acqua, energia elettrica, riscaldamento, cibo, medicine. Non aver da mangiare è brutto, ma terribile dev'essere non avere nulla per sfamare i bambini. O aver finito un farmaco che allevi il dolore di un malato. I russi ieri hanno aperto un varco umanitario – ma solo per mille persone. (Immaginatevi la corsa sgangherata, la gara di quei poveretti, le grida, il perdere, nel caos, un bambino. E intanto, sulla città, le bombe). Gli altri, ancora nelle cantine. Di notte, nel gemere dei malati, nel piangere dei neonati, nell'odore di un'umanità prigioniera. Per scaldarsi, di giorno fanno a pezzi i mobili e li bruciano. Qualcuno ha scavato una buca e ci ha messo due assi sopra, per i bisogni. Quando arriva una cisterna d'acqua, la coda è interminabile.
Un convoglio di aiuti è stato bloccato dai russi. E allora pensi a quanto carogne possono essere gli uomini, e, a me, viene da odiare. Ma so che già stasera quei soldati potrebbero essere feriti abbandonati sull'asfalto. Allora, l'odio diventa una dolorosa pietà per tutti.
È questo un frammento della notte del Sabato, che Cristo ha traversato? "Dov'è Dio, oggi in Ucraina?" si chiede qualcuno.
Io credo che sia in quei rifugi. Fra le madri, fra i morenti. Lui è lì, prigioniero, un volto come tanti. Non lo riconosce nessuno.