Il Comitato di Vigilanza del Fondo di previdenza per il clero ha accolto il ricorso di un assicurato al quale l'Inps ha negato la pensione di vecchiaia maturata con Quota 100, la somma di 62 anni di età e 38 di contributi. La decisione favorevole dell'Organo giudicante – presieduto da monsignor Roberto Malpelo – è stata presa, pur con l'opposizione della Direzione dell'Inps, nel corso della seduta di martedì scorso. Si tratta del primo intervento ufficiale su questo tema dopo la pubblicazione del decreto iniziale di Quota 100 (gennaio 2019), pur non essendo mancati all'Inps tempi e occasioni per esprimere in documenti ufficiali (circolari e pubblici messaggi) il suo orientamento sul diritto paritario dei ministri di culto. L'accoglimento del ricorso ha trovato un legittimo affidamento del Comitato in un articolo della legge del Fondo Clero (art. 27), che impone l'applicazione automatica, a favore dei sacerdoti, dei diversi "benefici" (come Quota 100, Quattordicesima ecc.) che nuove leggi riconoscono agli altri cittadini nel sistema previdenziale generale. E, a sostegno, una chiara sentenza della Corte di Cassazione (sezione Lavoro, n. 2757/2006) impone a tutti gli operatori del diritto di non assumere interpretazioni restrittive nell'applicazione di norme sul Fondo per il clero. Il verdetto del Comitato di Vigilanza – illegittimo secondo il parere dell'Inps – non ha ancora una validità definitiva. Entro il 20 dicembre (5 giorni dalla decisione) il direttore generale dell'Istituto ha la facoltà di sospendere l'applicazione della delibera di accoglimento, in attesa di una risoluzione del presidente Pasquale Tridico da adottarsi «improrogabilmente entro 90 giorni». Trascorsi i quali, senza che sia intervenuta alcuna pronuncia, il ricorso si considera definitivamente accolto. Indipendentemente da questo ricorso e dal suo esito, tutti i ministri di culto hanno tuttora il diritto di fare domanda per Quota 100 e, se necessario, proseguire l'iter di un ricorso amministrativo oppure di avviare l'azione giudiziaria. La composizione omogenea della categoria sacerdotale fa sì che l'azione di un singolo si rifletta poi sull'intera categoria in un concreto vincolo di solidarietà.