Sabato sera ero a Pesaro, in uno dei viaggi in cerca dei protagonisti del gusto di questo Paese, come Vittorio Beltrami che a Cartoceto apriva le fosse, per il 39° anno, dove erano custoditi i suoi caci. E la sera, mi sono trovato a casa di un imprenditore, che insieme ai suoi amici aveva partecipato alla Colletta Alimentare e raccontava com'era andata. Un calo di donazioni a livello regionale, nelle Marche come nel resto d'Italia: meno 8 per cento mi hanno detto e le ragioni si possono ritrovare in gente che magari s'è ritrovata più povera dopo due anni di pandemia, oppure in qualche individualismo di ritorno. Però che spettacolo il volontariato, pensavo fra me, mentre Silvano raccontava com'era uscito a fatica dal Covid, dopo mesi in ospedale per scoprire alla fine del tunnel la partecipazione di un'infermiera che ha pianto con lui. Anche nella mia città, dove ho ricevuto la terza dose di vaccino, tutto il sistema è retto dai volontari: gentili, disponibili, efficienti. Chi glielo fa fare a quello che sta nell'hub vaccinale o davanti al supermercato, dove magari qualche risposta ingrata gli viene data? La gratuità è fatta di queste cose: mettersi al servizio per gli altri, ma soprattutto per sé stessi, perché così è più facile capire per cosa si vale. Il Banco Alimentare è una delle intuizioni più centrate dei giorni nostri e negli anni ho incontrato tanti imprenditori, anche importanti, che anziché crogiolarsi nei propri successi si impegnavano per rendere possibile l'impossibile: che tutto possa esistere, anche una vita dignitosa per l'altro che non ce la fa. Ma soprattutto, dal Banco Alimentare è uscito un potente messaggio educativo: quello del non spreco, a cominciare dalla spesa in famiglia all'uso dei soldi, che solo così assumono un valore. Anche la cucina è soggetta allo spreco, frutto della non conoscenza di ciò che portano le stagioni, che si alimenta dentro un'idea di relativo benessere. Il 25 novembre del 2020 moriva Anna Dente, l'ultima ostessa delle cucina romana, che aveva nel non spreco il suo principio ispiratore che l'ha fatta conoscere in tutto il mondo. La figlia Angela ha voluto ricordarla con un libro, L'Ultima Ostessa, che porta la mia firma e che considero un omaggio a quell'alleanza fra cuochi, contadini, consumatori attenti che possono riscoprire il segreto di un gran gusto italiano proprio dalla cose che una certa società considera scarti. Anche i poveri, i malati, gli anziani sono spesso considerati scarti. Ma quanta ricchezza sanno riconsegnarci, solo a porre lo sguardo su uno di loro.