Lotta ai falsi, asse con Pechino
a denominazione di origine. È il risultato di un negoziato che per noi aveva l'obiettivo di bloccare ondate successive di falsi prodotti italiani e, per i cinesi, di farsi un alleato nell'ambito del WTO. Ma per tutto il resto la strada - come fanno notare le organizzazioni agricole di casa nostra, Coldiretti in testa - appare ancora lunga e tortuosa. Basta pensare che nel primo trimestre del 2004 le esportazioni dalla Cina verso l'Italia di pomodori trasformati sono cresciute del 17%. Pomodori che, mescolati con quelli nostri, finiscono per diventare "italiani", vista anche la mancanza dell'obbligo di segnalare in etichetta la provenienza della materia prima. In questo modo, la Cina è il primo fornitore del nostro Paese di concentrato di pomodoro per un volume che supera un terzo della produzione nazionale. Intanto, l'Italia agricola sembra recuperare una parte del terreno perso nel 2003. Stando alle indicazioni Ismea, infatti, la produzione agricola 2004 dovrebbe crescere del 3%. Non così sarà per l'occupazione che dovrebbe diminuire dell'1,7%. In peggioramento anche la bilancia degli scambi con l'estero. Insomma, le aziende agricole si trovano in una situazione che non è nuova: da un lato devono affrontare la concorrenza del mercato, anche mondiale, dall'altro devono ancora concludere un lungo processo di ristrutturazione iniziato qualche decennio fa. Una strada segnata dall'innovazione tecnologica ma anche dalla perdita di forza lavoro, così come da una razionalizzazione dei canali commerciali e delle forme di valorizzazione.