Nelle società occidentali di oggi, la "caccia ai lobbisti" è diventata la forma contemporanea dell'antichissima caccia alle streghe. Come l'originale, anche l'attuale è alimentata da un misto quasi inestricabile di verità e leggenda. Con una differenza fondamentale: ieri solo il giudizio inappellabile del sovrano poteva distinguere l'una dall'altra, oggi l'arma democratica della regolamentazione potrebbe rendere trasparente il fenomeno. Distinguendo realtà e mistica, comportamenti leciti e malaffare.È ciò che stanno cercando di fare le istituzioni europee, dopo gli ultimi scandali legati ai ruoli assunti in Goldman Sachs dall'ex Presidente della Commissione Barroso e in Uber dalla ex Commissaria Kroes (accusati d'aver costruito queste relazioni prima della scadenza del loro incarico istituzionale). La questione del rapporto tra istituzioni e portatori d'interessi è molto sentita a Bruxelles, dove lo spettro delle attività di lobbying presenti è più ampio rispetto a quelle conosciute (e riconosciute) in Italia: presso Commissione e Parlamento europeo sono rappresentati e certificati infatti non solo gli interessi delle grandi imprese o delle organizzazioni di categoria, ma anche i diritti dei malati, le istanze delle associazioni di consumatori e perfino i diritti degli animali. Non caso, in Europa esiste da anni l'Eu Transparency Register: il Registro nel quale ogni lobbista annota gli interessi rappresentati e le risorse impiegate nella propria attività. Ma finora questo strumento comunitario – come molti altri, ahinoi – è stato considerato dagli addetti ai lavori solo una scintillante scatola vuota: tanto prezioso sul piano simbolico, a indicare la volontà delle istituzioni comunitarie di rappresentarsi come una "casa di vetro", quanto inefficace sul piano operativo perché l'iscrizione era facoltativa e non erano legati a essa incentivi rilevanti. Per ovviare a queste carenze, qualche giorno fa la Commissione europea ha proposto di rendere obbligatoria per i lobbisti l'iscrizione al Registro e di istituire un Segretariato ad hoc, che dovrà monitorare il contenuto del Registro ed eventualmente sospendere o revocare la registrazione dei lobbisti "infedeli". È una svolta positiva e carica di conseguenze, nel complesso rapporto tra interesse pubblico e istanze private.L'iniziativa della Commissione europea darà una "scossa" all'infinita discussione sulla regolamentazione del lobbying in Italia? Un primo passo importante è stato realizzato a settembre dal Ministero dello Sviluppo Economico guidato da Carlo Calenda, che ha istituito un Registro vincolante. Un'estensione del "modello Mise" agli altri Ministeri sarebbe un segnale concreto per riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Perché diraderebbe quella nebbia fitta, in cui sono ancora avvolte le (vere o presunte) "streghe" contemporanee che si aggirano per i palazzi romani. @FFDelzio