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Lo “stile misto” di Agostino Steffani tra contrappunto e melodramma

Andrea Milanesi domenica 27 ottobre 2013
Difficile non rimanere affascinati e toccati nel profondo dai capolavori sacri di Agostino Steffani (1654-1728); è infatti musica che risponde alla perfezione ai più elevati canoni estetici e stilistici della sua epoca, ma che soprattutto parla direttamente al cuore di chi l'ascolta. Si tratta del testamento artistico e spirituale di uomo di «indole estremamente amabile» e di «tratto cortese e gentile» – così come lo descrive John Mainwaring nelle sue Memorie della vita del fu G.F. Handel – che ha vissuto il suo tempo da protagonista, sul fronte di una triplice carriera (ecclesiastica, diplomatica e musicale) in cui si è distinto come abate, vescovo e vicario apostolico, rettore dell'Università di Heidelberg e presidente onorario della londinese Academy of Vocal Music, maestro di cappella al servizio presso le corti di Monaco, Hannover e Düsseldorf.A chi oggi si compiace a frugare nel torbido di trame oscure, intrighi e complotti, il compositore veneto risponde unicamente con il valore della sua opera, come testimonia il nuovo progetto discografico che vede coinvolta Cecilia Bartoli e che raccoglie alcune tra le più luminose pagine sacre di Steffani (cd pubblicato da Decca e distribuito da Universal). Spetta proprio a lei intonare i versi iniziali dello splendido Stabat Mater (ASCOLTA​): poche battute e l'atmosfera viene illuminata da una linea di canto limpida, vibrante e commossa, tesa a dipingere gli affetti che ritraggono la Vergine ai piedi del Figlio morente in croce. È il preludio espressivo di un lavoro composto in “stile misto” che sa mediare il rigore del severo contrappunto con una vena melodica di ascendenza melodrammatica, e che la Bartoli incornicia con altri tre interventi di grande personalità (poi sublimati dal virtuosistico mottetto Non plus me ligate).Ma sarebbe profondamente ingiusto fermarsi alla superstar e non condividere il merito di questa incisione con l'intero cast dei protagonisti; in primis il Coro della Radiotelevisione svizzera e l'ensemble I Barocchisti, che ancora una volta il maestro Diego Fasolis dirige facendo leva sulle sue doti di interprete raffinato e riflessivo, riuscendo a bilanciare con estrema lucidità e disciplina i difficili equilibri delle forze vocali e strumentali in campo.