Lo spirito di pace della Pasqua offeso dalla superbomba
Le guerre incominciano sempre con l'idea di fare giustizia, poi si espandono e non si riesce più a fermarle. Siamo in uno di questi momenti dove tutto può accadere, dove i popoli d'Europa dovranno trovare una intesa sempre più forte per non essere travolti da un destino di distruzione che è alle sue porte. Pasqua, tempo di pace per noi che viviamo in questa penisola in mezzo al mare, ridente di bellezza naturale e di opere d'arte che esponiamo al mondo come la nostra migliore ricchezza. Pasqua, tempo di auguri, di uova di cioccolato, di bicchieri alzati con allegria sulle nostre tavole. Giorni per respingere lontano le notizie di un mondo di avidità, di prepotenza, di una atroce morte sui campi e tra le case già diroccate poco più in là del nostro mare. Grida di bambini aggrediti dal fuoco, scene che la televisione e la stampa ci risparmiano per non farci meditare sulla ferocia del nostro mondo che chiamiamo civile.
Tempo di Pasqua e di pace. Nel cassetto della mia scrivania ho ancora i vecchi biglietti di auguri dove Gesù Cristo, vestito di luce sale in una nuvola d'oro verso il suo regno, oggi sostituiti dagli auguri frettolosi di un telefonino all'ultimo momento. Abbiamo forse perduto il senso della bellezza, della serenità, della gioia di possedere la vita; abbiamo dimenticato in un tempo di primavera come fioriscono gli alberi anche in mezzo alle nostre strade soffocate dalle macchine; non ricordiamo gli atti d'amore, di carità, di condivisione dei beni che nascono in tanti paesi della terra, atti spesso sconosciuti che in generosità e a volte in sofferenza pagano per le superbombe che altri gettano per bruciare in fretta uomini e cose. La storia ci racconta che non sono le guerre che portano avanti la civiltà, ma la volontà di pace in una costruzione costante di incontri di buona volontà. Questo mi pare il senso profondo della Pasqua che ognuno di noi deve oggi portare dentro di sé e regalare a chi trova sulla propria strada.