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Lo spirito di pace della Pasqua offeso dalla superbomba

Maria Romana De Gasperi sabato 15 aprile 2017
Mai come oggi sentiamo la guerra alle nostre spalle anche se non sentiamo il furore delle armi, né le grida di chi fugge e di chi muore. È Pasqua, ma dove è la pace che ci era stata promessa, dove è la resurrezione, dove si è perduto l'amore tra di noi uomini della terra? Abbiamo fabbricato armi, nel silenzio, ed ora abbiamo trovato popoli che le comperano, si uccidono tra loro in una guerra che non sembra avere fine se non con la morte atroce delle armi nuove che ha incominciato ad usare il più forte.
Le guerre incominciano sempre con l'idea di fare giustizia, poi si espandono e non si riesce più a fermarle. Siamo in uno di questi momenti dove tutto può accadere, dove i popoli d'Europa dovranno trovare una intesa sempre più forte per non essere travolti da un destino di distruzione che è alle sue porte. Pasqua, tempo di pace per noi che viviamo in questa penisola in mezzo al mare, ridente di bellezza naturale e di opere d'arte che esponiamo al mondo come la nostra migliore ricchezza. Pasqua, tempo di auguri, di uova di cioccolato, di bicchieri alzati con allegria sulle nostre tavole. Giorni per respingere lontano le notizie di un mondo di avidità, di prepotenza, di una atroce morte sui campi e tra le case già diroccate poco più in là del nostro mare. Grida di bambini aggrediti dal fuoco, scene che la televisione e la stampa ci risparmiano per non farci meditare sulla ferocia del nostro mondo che chiamiamo civile.
Tempo di Pasqua e di pace. Nel cassetto della mia scrivania ho ancora i vecchi biglietti di auguri dove Gesù Cristo, vestito di luce sale in una nuvola d'oro verso il suo regno, oggi sostituiti dagli auguri frettolosi di un telefonino all'ultimo momento. Abbiamo forse perduto il senso della bellezza, della serenità, della gioia di possedere la vita; abbiamo dimenticato in un tempo di primavera come fioriscono gli alberi anche in mezzo alle nostre strade soffocate dalle macchine; non ricordiamo gli atti d'amore, di carità, di condivisione dei beni che nascono in tanti paesi della terra, atti spesso sconosciuti che in generosità e a volte in sofferenza pagano per le superbombe che altri gettano per bruciare in fretta uomini e cose. La storia ci racconta che non sono le guerre che portano avanti la civiltà, ma la volontà di pace in una costruzione costante di incontri di buona volontà. Questo mi pare il senso profondo della Pasqua che ognuno di noi deve oggi portare dentro di sé e regalare a chi trova sulla propria strada.