Lo sguardo alla Croce: così si conosce Gesù e il senso dell'esistenza
Rivista oggi, insieme alle parole che l'accompagnavano, quell'immagine di Giovanni Paolo II quasi piegato in due davanti al crocifisso dice davvero un sacco di cose, meglio e più profondamente di qualsiasi commento, di quanto accaduto nella storia della Chiesa da allora ad oggi. Con quell'invito forte, insistito, pressante a porsi sempre in contemplazione davanti alla croce di Cristo che, col suo significare «il trionfo dell'amore nel sacrificio», come spiegò Paolo VI, ci indica quale sia in ogni momento la strada maestra.
Potrebbe sembrare ridondante, o perfino banale, ricordare tutto questo. Ma con tutta evidenza non lo è se ancora domenica scorsa, all'Angelus, papa Francesco ci ha voluto ricordare che «il crocifisso non è un oggetto ornamentale o un accessorio di abbigliamento – a volte abusato! – ma un segno religioso da contemplare e comprendere… Chi vuole conoscere Gesù deve guardare alla croce, dove si rivela la sua gloria». Spiegando il Vangelo del giorno, in cui si racconta dell'arrivo a Gerusalemme di alcuni greci in occasione della Pasqua ebraica i quali, si avvicinano a Filippo dicendogli di volere vedere Gesù. E quel verbo, “vedere”, ha osservato il Pontefice, nel linguaggio dell'evangelista Giovanni vuol dire «andare oltre le apparenze per cogliere il mistero di una persona». Per papa Bergoglio la reazione di Gesù alla richiesta dei greci è sorprendente; egli infatti non dice né sì né no, ma «è venuta l'ora che il figlio dell'uomo sia glorificato».
Proprio queste parole, allora, che «a prima vista sembrano ignorare la domanda, in realtà danno la vera risposta…» con il loro invitarci «a volgere il nostro sguardo al crocifisso: nell'immagine di Gesù crocifisso si svela il mistero della morte del Figlio di Dio come supremo atto di amore, fonte di vita e di salvezza per l'umanità di tutti i tempi”. È rimanendo sempre rivolti verso quella croce, come ci insegnano i papi e come Wojtyla ci ha saputo testimoniare in maniera inimitabile in quell'ultimo venerdì Santo della sua vita, che la nostra esistenza assume il suo vero significato. E dunque rispettare quel simbolo è un atto dovuto per tutti e a tutti i credenti.