C'è chi lo definisce un intellettuale, anche se all'apparenza può sembrare inappropriato. Ma poi, se pensiamo che è capace di esprimersi con la musica, la scrittura (narrativa e poetica) e con il cinema, la definizione ci sta tutta, anche perché con i vari linguaggi se la cava alla grande. Parliamo di Luciano Ligabue, rockstar, narratore, poeta e regista cinematografico, nato a Correggio (Reggio Emilia) nel 1960, con all'attivo dischi, concerti, libri e film, tutti (o quasi) di successo in trent'anni esatti di carriera che, dopo l'autobiografia uscita l'anno scorso da Mondadori (È andata così - Trent'anni come si deve), sono ora raccontati in una docu-serie in esclusiva su RaiPlay dal titolo analogo, Ligabue - È andata così, divisa in sette capitoli, ciascuno composto da tre episodi di una quindicina di minuti, di cui al momento sono disponibili i primi tre: “Sogni di Rock'n'Roll”, “Boom” e “Parlaci di te”. Si va dagli esordi non certo precoci alla consacrazione, con il primo disco che arriva alle soglie dei trent'anni. Poi i film, gli inciampi e i grandi successi. Il tutto narrato con la professionalità vocale, ma anche la complicità dell'amico attore Stefano Accorsi, sotto la direzione di Duccio Forzano, regista televisivo di lungo corso ed esperto di videoclip. Ne viene fuori un'immagine interessante, per niente scontata, di un artista fortemente legato alle proprie radici, al suo paese e alla sua gente, alle sue vicende esistenziali (la morte del padre, la nascita dei figli…), ai suoi amori e alle sue inquietudini, che ha saputo raccontare in tutte le forme con le quali si è finora espresso e tra le quali mancava, appunto, una docu-serie televisiva. Una “lacuna” colmata anche con tanta leggerezza, in modo spesso divertente attraverso le testimonianze di amici e colleghi, ma soprattutto con i dialoghi a tratti frivoli, a simpatica cadenza emiliana, tra lui e Accorsi.