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Liberazione o schiavitù?

Lorenzo Fazzini martedì 4 giugno 2024
«Di romanzo in romanzo Michel Houellebecq non fa che insistere, scava nella materia arrivando nella sua intima profondità, esplora l’enigma dei fallimenti amorosi, l’impossibile ricerca della felicità in questo mondo». È quanto scrive Jean de Saint-Cheron nel suo Chi crede non è un borghese (Lev), nel quale approfondisce le “spie narrative” in senso spirituale dell’autore francese. Di cui dà questa definizione: egli «dipinge il nostro mondo con realismo (un’arte che già lo avvicina al cristianesimo)». Prendiamo la questione della rivoluzione sessuale: Houellebecq ne dà un’interpretazione che lo avvicina, ad esempio, ad un Pier Paolo Pasolini, con una visione che non si discosta da quanto il pensiero cattolico ha argomentato: «Fa un certo effetto – scrive in Le particelle elementari (Bompiani) – come spesso tale liberazione sessuale venisse presentata sotto forma di ideale collettivo mentre in realtà si trattava di un nuovo stadio nell’ascesa storica dell’individualismo. Coppia e famiglia rappresentavano l’ultima isola di comunismo primitivo in seno alla società liberale. La liberazione sessuale ebbe come effetto la distruzione di queste comunità intermedie, le ultime a separare l’individuo dal mercato. Un processo di distruzione che continua oggigiorno». © riproduzione riservata