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Liberare la democrazia e l'immagine di Dio

Mauro Armanino martedì 30 marzo 2021
Il prossimo 2 aprile Mohamed Bazoum sarà investito della funzione presidenziale e presterà il rituale giuramento di fedeltà alla Costituzione della Repubblica. Il settimanale governativo "Sahel Dimanche" del 26 marzo 2021, non lascia alcun dubbio sulla giovane democrazia nigerina. «Allah il Sommo, incorona re chi vuole tra le sue creature, eleva e abassa chi vuole» (Sura 3, versetto 26). E poi continua, applicando con coerenza alle ultime elezioni l'affermazione precedente… «Si dice comunemente che l'uomo propone e Dio dispone. I nigerini, appassionati di pace e di giustizia, avevano sperato che Allah il Potente scegliesse un presidente per il il Niger e il suo popolo, che faccia in modo che le elezioni si svolgano nella tranquillità e il Signore sembra abbia esaudito questa preghiera, designando Mohamed Bazoum come presidente della Repubblica. I decreti divini sono irrevocabili e gli uomini non possono che inclinarsi davanti a loro»…
Per l'autore dell'editoriale la sorpresa viene dall'attitudine del perdente, Mahamane Ousmane, già presidente delle Repubblica e deposto dal colpo di stato del 1996 che portò al potere il generale Ibrahim Baré Mainassara. Ci sarebbe da domandarsi se, in quel caso, i putchisti che avevano rovesciato il primo presidente democraticamente eletto del Niger, abbiano peccato contro la volontà di Dio che aveva scelto Ousmane. Oppure se si debba presumere che allora ci sia stato un cambiamento di regime divino che avrebbe "esautorato" l'eletto per favorire chi aveva preso il potere con le armi e che, drammaticamente sarebbe stato ucciso dalla sua stessa guardia presidenziale appena tre anni dopo… Vediamo dunque che il "volere divino", se preso sul serio, appare come variabile molto dipendente degli interessi della classe o del ceto dominante in un momento particolare della storia.
L'attuale Costituzione della settima Repubblica nigerina sancisce la separazione tra Stato e religione, infatti all'art. 8 si legge: «La Costituzione vieta la discriminazione religiosa e prevede la libertà di religione e di culto compatibili con l'ordine pubblico, la pace sociale e l'unità nazionale. Prevede la separazione tra lo Stato e la religione e vieta i partiti politici a carattere religioso». Tutto chiaro, come sempre, sulla carta, addirittura costituzionale. L'affermazione del giurista, filosofo e politologo tedesco Carl Schmitt, per cui i concetti di base dello Stato moderno non sono altro che teologia politica, si conferma anche a queste latitudini. In vari Paesi del Sahel, innegabilmente marcati dalla religione islamica, chi governa non potrà prescindere dall'appoggio, esplicito o implicito, della religione e soprattutto dei leader religiosi. L'antica lotta tra potere secolare e potere spirituale che l'Occidente ha conosciuto, sofferto e tentato di risolvere con la "laicità", in questa parte del mondo non è risolto se non a livello di princìpi costituzionali ispirati dalla giurisprudenza occidentale. Di qui il non adeguamento tra lo spirito della Costituzione e la sua traduzione nel foglio politico di Stato. L'autonomia della Repubblica, delle sue istituzioni e dello stesso pensiero politico rispetto ai dettami religiosi è e resta puramente teorica. E così si spiega la riflessione "teologico-politica" del giornalista pubblicata nel settimanale citato.
Dio, in quest'ottica, diverrebbe complice o autore dei mandati "eterni" di vari presidenti africani, delle dinastie che hanno accaparato e confiscato il potere per intere generazioni. Ma questo significherebbe credere in un Dio che, tramite elezioni più o meno di sabbia, prende partito, appoggia, conferma e in definitiva "governa" un popolo tramite il suo "eletto"! Implicherebbe dunque il delitto di sacrilegio o almeno di "insurrezione teologica" a carico di contestasse il risultato del voto e rivendicasse un altro tipo di gestione del potere. Vorrebbe dire, in definitiva, che la democrazia è 'divinizzata' e che ogni tentativo di correzione o riforma andrebbe contro la volontà di Dio. De-divinizzare la politica, rispettare la sovranità del popolo e liberare la nostra immagine di Dio è il cammino.
Niamey, 28 marzo 2021