“Lettere da Capri”, il disordine impera nel romanzo di Soldati
Mariarosa Bricchi, nell'ampia e filologicamente provveduta Introduzione («subordinante generico», «dislocazioni», «completive», «enumerazioni disuniformi», «cumuli a struttura coordinata che virano verso una frattura morfologica», «ipotassi», «dominante paratattica») coglie nel segno quando scrive che, in Soldati, «la lingua è strumento d'ordine, alieno al caos. La chiarezza della lingua è funzione del disordine della vita».
E di disordine, nel romanzo, ce n'è parecchio. È la storia di un doppio, speculare adulterio. All'inizio, l'adultero è Harry, ufficiale americano e professore di storia dell'arte (siamo sul finire della seconda Guerra mondiale) che ha sposato senza vero amore Jane, ma è stregato dalla bellissima Dorothea (Dora), prostituta che Dino Campana avrebbe definito «opulente matrona», che Harry frequenta in segreto e pieno di scrupoli. Poi veniamo a sapere che anche Jane ha tradito il marito con Aldo, un bellimbusto che fa da comparsa cinematografica, conosciuto a Napoli quando già era fidanzata con Harry e poi rivisto più volte (c'è stato di mezzo anche un aborto), soprattutto a Capri, e sempre desiderato nei pensieri, anche quando Jane era già madre di due bambini di Harry.
La specularità sta nel fatto che sia Dora sia Aldo sono oggetti di desiderio per la loro fisicità, la loro prorompente bellezza. Le lettere da Capri sono le appassionate missive che Jane indirizzò ad Aldo, tramite un mezzano ritenuto fedele, ma che Aldo non ricevette mai. Lo scioglimento avviene quando, attraverso una telefonata anonima, Jane e Harry temono, sgomenti, di essere ricattati, ciascuno con i propri motivi, all'insaputa dell'altro/a. A quel punto, Jane non può fare a meno di confessare dettagliatamente al marito la sua colpa, e anche Harry pensava di fare altrettanto, se non che, dopo una breve riconciliazione, Jane morirà in un incidente aereo. Harry farà quello che Jane non aveva avuto il coraggio (se così si può dire) di fare con Aldo: sposerà Dora, la porterà in America, accolta anche dai genitori di Jane, pronta a fare da madre ai due figli di Harry, e restando rapidamente incinta.
Tutto bene, quindi? Non esattamente. Mentre Dora si trova benissimo in America, Harry è attanagliato dalla nostalgia di Roma, e chiede all'amico Mario di aiutarlo a trovare un pretesto per tornare a Roma, almeno per qualche mese. La struttura del romanzo è da soggetto cinematografico. Mario Soldati, oltre che scrittore, è il grande regista di Piccolo mondo antico (1941), Malombra (1942), La provinciale (1953) e di acclamate serie televisive itineranti: la narrazione si snoda attraverso la lunga confessione che Harry fa della sua vita all'amico Mario perché ne tragga, appunto, un soggetto cinematografico.
Il racconto ha una sua moralità. Harry e Jane sanno di essere peccatori, tanto più che Jane, a differenza del marito, è cattolica. Soldati conosce bene ciò che attiene alla religione, e ne tratta con rispetto. Ottimo, per esempio, il consiglio che il direttore spirituale dà a Jane: non pregare per dimenticare Aldo, perché mentre preghi te lo fissi ancora di più nella mente. E quel bisogno di confessione ha radici religiose, anche se, come osserva Mariarosa Bricchi, «Quella di Harry e Jane è una confessione senza assoluzione, che si appropria sì delle forme cattoliche, ma ne nega uno dei momenti essenziali, quello della riconciliazione con Dio. Le lettere da Capri è un romanzo sull'inferno».
Ciò che differenzia quel lontano Premio Strega dai romanzi d'oggi è la volontà e la capacità di mettere in pagina sentimenti complicati. Della chiarezza di scrittura abbiamo detto, pur con frasi come questa: «V'è un'astuzia propria delle passioni più vili; le quali, allorché primamente ci assalgono, badano soprattutto a non allarmarci». «V'è», «allorché», «primamente» … come passa il tempo.