Le «Lamentazioni» di Scarlatti padre, lento viaggio al termine della notte
È quello che accade durante l'ascolto della sfolgorante incisione discografica delle Lamentazioni per la Settimana Santa di Alessandro Scarlatti (1660-1725), due cd ripubblicati dall'etichetta spagnola Glossa (distribuita da New Communication) ricavati da una registrazione del 1992 realizzata dall'Ensemble Aurora diretto al violino da Enrico Gatti; in primo piano, il soprano Cristina Miatello e il tenore Gian Paolo Fagotto, impegnati a dare voce e cuore all'universo espressivo di queste splendide pagine incentrate sui testi dei celebri "lamenti" biblici intonati dal profeta Geremia di fronte alla distruzione di Gerusalemme.
È musica assoluta nella concezione, alta nell'ispirazione e pregiata nella fattura, concepita nei primi anni del Settecento con l'intento di accompagnare il rito dei Notturni del Triduum Sacrum (Giovedì, Venerdì e Sabato Santo) durante la suggestiva celebrazione dell'«Ufficio delle Tenebre»; un cimento che il grande Scarlatti ha saputo onorare affiancando gli artifici retorici dell'estetica barocca ad effetti cromatici di carattere "madrigalistico", per affrescare il dramma dei sentimenti di afflizione e dolore che in questa intensa interpretazione vengono scanditi da tempi lenti e calibrati alla frazione di secondo.
Elementi tutti che concorrono a fissare per sempre nel ricordo l'estremo sacrificio del Redentore, secondo le parole dello scrittore Milan Kundera che lo stesso Gatti aveva già riportato nelle note di copertina di un suo disco dedicato alle Sonate di Corelli: «C'è un legame stretto tra lentezza e memoria, tra velocità e oblio… Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria, il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio...».