LE TRE MONETE
Come aveva ragione Gesù quando colpiva la potente attrattiva che esercita la ricchezza con quel celebre detto: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli» (Matteo 19,24)! Si è fatto di tutto, anche da parte di qualche esegeta, per ridimensionare la forza del paradosso ago-cammello, ricorrendo a un'inesistente porta minuscola a foggia di cruna d'ago a Gerusalemme o a un nodo marinaro. In realtà, il giudaismo conosceva il contrasto metaforico ago-elefante per indicare un impossibile connubio, analogo a quello che Gesù delinea tra le due divinità: il vero Dio e l'idolo Mammona (Matteo 6,24), laddove è curioso notare che questo vocabolo aramaico, che indica la ricchezza, contiene la stessa radice dell'amen, il verbo ebraico della fede.
Sono, quindi, due divinità e due fedi che si confrontano e che contendono tra loro, e quell'aspirante novizio — nel racconto dei Padri del deserto egiziano che abbiamo sopra evocato — con sincera spontaneità rivela quanto sia arduo rinunciare al possesso, anche se modesto. Tante proclamazioni retoriche di distacco e di generosità si scontrano poi con gesti egoistici contrabbandati come parsimonia e misura. Per questa strada si approda alla porta, dorata ma bloccata, di quel vizio che si chiama avarizia, della quale proponiamo ai nostri lettori la brillante definizione coniata da san Bernardo: «Vivere in povertà per paura della povertà»!